«Noi ci sentiamo calpestati. Ma quel che è peggio è che crediamo sia stata calpestata anche la giustizia». Maurizio Giuffrida è uno dei titolari della Job creation, la società che si occupa di cartellonistica stradale e che nel 2014 aveva fatto ricorso, vincendolo, al Consiglio di giustizia amministrativa contro il protocollo d’intesa sulla pubblicità siglato l’anno scorso da Palazzo degli elefanti con il 98 per cento delle aziende di settore. Già all’epoca l’azienda di Giuffrida aveva protestato in maniera clamorosa, attaccando sui propri impianti una serie di manifesti di dissenso nei confronti di quella che veniva definita «una sanatoria». Adesso si replica. Da qualche giorno, su una decina di strutture per poster da sei metri di larghezza per tre di altezza, è apparso un nuovo messaggio. Che stavolta, con il supporto dell’associazione di imprenditori Il tavolo per le imprese, se la prende con l’ufficio Affissioni e pubblicità del Comune di Catania.
«È l’ennesima campagna su una situazione che non ha ancora trovato soluzione», racconta Giuffrida. Dopo che la Job creation ha vinto il ricorso davanti al Cga, circa 400 impianti sono stati oscurati. Di questi, però, 176 – delle società Start e Alessi – sono stati ripristinati a seguito di due note firmate dalla Ragioneria generale. «A nostro avviso si tratta di un provvedimento non legittimo, perché la sentenza è chiara. È questo il motivo della nostra protesta – prosegue l’amministratore – Anche se le altre aziende hanno fatto una richiesta di riesame, bisognava procedere in ordine cronologico. Noi l’abbiamo fatta nel 2012 e nel 2013 e ancora è rimasta inevasa». I giudici amministrativi, accogliendo la posizione di Job creation, avevano affermato che «possono essere date nuove autorizzazioni, rispettando il regolamento e il piano regolatore della cartellonistica pubblicitaria». Documenti esistenti e varati nel 1997. Il cui aggiornamento, però, la giunta comunale promette da anni.
L’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando aveva anticipato, nel corso di una animata riunione della commissione consiliare sul tema, che nuovo il regolamento era quasi pronto. E che sarebbe stato possibile metterlo a regime a partire da gennaio 2017. «In quest’anno che resta noi come facciamo? Non ci stanno mettendo nelle condizioni di lavorare. Oltre al fatto che, visto che impugneremo anche le ultime due note che scavalcano il Cga, ci costringono a spese legali non indifferenti. Solo per far valere i nostri diritti». Gli impianti pubblicitari che la Job creation si è vista oscurare anni fa sono 65. «Ce ne sono rimasti soltanto tre», aggiunge Maurizio Giuffrida. Il contenzioso con le ditte concorrenti e con il Comune va avanti da anni. «E ha avuto un riflesso piuttosto pesante sulla nostra attività: abbiamo dovuto fare dei licenziamenti noi, senza contare i licenziamenti che sono stati fatti dalle ditte dell’indotto».
«Sento dire che il nuovo regolamento si farà da 20 anni, non possiamo andare avanti ancora in questo modo». Anche perché, in attesa che la magistratura risolva la questione, Giuffrida lamenta la perdita di «chance di mercato, oltre che di bilanci che sono andati a farsi friggere». In un periodo di crisi economica che ha fatto colare a picco i costi della pubblicità su strada. «Un cartellone sei per tre costa 150 euro per 14 giorni. Si può arrivare a 200, 250 euro nel caso di campagne pubblicitarie nazionali – conclude l’imprenditore – Sono prezzi che hanno subito un ribasso negli ultimi anni. Per via del momento particolare. Se a questo aggiungiamo ostacoli e presunti favoritismi per noi è impossibile andare avanti».
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