Foto di Aeroporto Internazionale di Palermo Falcone Borsellino

Caro voli, perché le ritorsioni delle compagnie aeree risparmiano (per ora) la Sicilia

Il tanto atteso decreto da parte del governo nazionale per calmierare i prezzi delle compagnie aeree verso le isole maggiori è arrivato un mesetto fa e con lui l’immancabile strascico di polemiche. In primis da parte delle compagnie aeree che, sentendosi sotto scacco, hanno reagito in maniera piuttosto scomposta, chi criticando con ironia, chi proprio bocciando il provvedimento di Roma. Come Ryanair che ha parlato di imposizioni «illegali» riferendosi ai tetti tariffari stabiliti dal governo, accusato dalla compagnia irlandese di remare contro, mentre loro investono sull’Isola e specificando che questo li avrebbe portati a tagliare nuove rotte da e verso la Sicilia e la Sardegna.

Promessa debito per quanto riguarda i sardi, che hanno visto ridursi nel periodo invernale – difficilmente Ryanair prenderebbe la stessa decisione durante l’estate – le rotte dell’8 per cento, con tre voli cancellati e diverse altre rotte depotenziate. Un destino che sembra volere seguire anche EasyJet, che ha preannunciato un calo degli investimenti e ha chiesto un incontro con il ministro Urso e persino WizzAir, che al momento ha solo contestato la norma governativa, invitando l’esecutivo a ripensarci.

E la Sicilia? Al momento, l’unico effetto è quello del depotenziamento della tratta che collega Catania a Cagliari, ma più per sgarbo ai cugini sardi che nei confronti dei siciliani. Il motivo per cui ancora non ci sono state ripercussioni sui voli che collegano la Sicilia è presto detto e ha radici che affondano nella storia recente della telenovela caro voli: l’uscita polemica di Ryanair da Comiso. Neanche il tempo di chiudere l’angar del piccolo scalo nel Ragusano, infatti, le rotte sono state subito riassegnate a AeroItalia, la compagnia aerea invitata in Sicilia dal governo regionale, che ha forzato la propria programmazione accelerando l’inizio delle attività su Comiso, che ancora non era previsto in tempi brevi.

Nel braccio di ferro tra compagnie aeree, governo nazionale e governo regionale, tutti sanno che in Sicilia rinunciare a uno slot potrebbe significare perderlo. E farlo a Palermo o a Catania potrebbe essere una mossa quanto mai azzardata. Sono infatti due degli aeroporti che, dalla fine dell’emergenza Covid, hanno avuto la crescita maggiore in Italia per quello che riguarda il traffico aereo. Con l’ultima estate che ha segnato numeri da record, nonostante le tante difficoltà vissute, in particolare dallo scalo catanese bloccato per settimane da un incendio. Insomma, lasciare l’isola è un passo che merita almeno una lunga riflessione.


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