«L’ultima volta che che ho presentato un film a Palermo è stato un grande successo. Tengo molto a questo film ed è per questo che abbiamo scelto questa città per la presentazione». Le parole sono di un emozionato Carlo Verdone, che ha precettato una platea di oltre duecento persone presenti al cinema Politeama multisala per assistere alla prima di Benedetta Follia, ultima fatica del regista romano che sarà nelle sale dal prossimo 11 gennaio. «Palermo è una piazza importante, così come lo è Catania – dice sempre Verdone nella conferenza stampa di presentazione – ci tenevamo molto a essere qui oggi» e a chi gli facesse notare i recenti e poco confortanti dati sul traffico cittadino, il regista di Borotalco ha risposto, indossando i panni del suo socio Aci, che «In questo Roma vince 7 a 0».
Al fianco di Carlo Verdone la protagonista Ilenia Pastorelli, già premiata con il David di Donatello come migliore attrice alla sua prima interpretazione in Lo chiamavano Jeeg robot, che nonostante la sua spiccata romanità, che traspare anche dal suo linguaggio, ha sangue palermitano. «Mia madre è di Palermo – racconta – e io torno qui almeno una volta all’anno. Sono romana al cento per cento, ma per me questa città ha sempre qualcosa di incredibile e di molto importante». E quello di Verdone è un film, il suo ventiseiesimo, che arriva al quarantesimo anno d una carriera che l’ha trasformato in un vero e proprio regista di culto. Un film «dai toni più pacati, che vuole rilassare, che intende lasciare con gli ultimi abbracci nel finale come una carezza allo spettatore», come dice lo stesso Verdone, che ne è anche autore, oltre che protagonista.
Ed effettivamente Benedetta Follia sembra proprio un film maturo. O meglio, maturo ma non troppo. Con tutta la malinconia dell’ultimo Verdone, ma con il ritorno di scene che strappano sorrisi e talvolta anche risate fragorose. Riuscitissime. Al centro della trama narrativa sempre il rapporto con una donna, attorno al quale si sviluppano altri rapporti con altre donne. Ma questa volta si tratta di un fare quasi paterno, con le solite storie tormentate in cui si inserisce però l’elemento social, che condisce il tutto con una grande ironia. La trama racconta di un uomo di mezza età che dopo 25 anni di matrimonio viene lasciato dalla moglie nel giorno del loro anniversario. Così cade in uno stato di tristezza, di malinconia, da cui lo potrà tirare fuori solo Luna, la nuova commessa del suo negozio di articoli sacri: una ragazza «grezza», molto verace, un ciclone che porta il film a inerpicarsi per mille strade tortuose e piene di malintesi, fino a una conclusione morbida e avvolgente.
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