Una scoperta macabra in una domenica mattina di ottobre, dedicata al softair, la finta guerra da praticare solitamente in posti abbandonati e boschivi. L’Oasi del Simeto è uno di questi. Riserva naturale per larga parte, ma costellata di strutture abusive e abbandonate. Ruderi che qualcuno ha pensato di trasformare in un cimitero di cani: carcasse e scheletri lasciati a vista, non seppelliti. Un sacco pieno di buste di croccantini e cartoni di latte, alcune bacinelle di plastica e una stanza disseminata di materassi logori e coperti di peli, sono i segni evidenti che sono stati tenuti anche animali vivi. E’ un luogo apparentemente abbandonato, eppure conosciuto anche dal Comune. Che qui ha anche spostato per qualche giorno un giovane senza tetto con i suoi cani. «E’ l’ennesimo fatto strano che riguarda gli animali e in particolare i cani nella nostra città», denuncia Alessandro Tringale, dell’associazione animalista Teg4friends, a cui è arrivata la prima segnalazione.
A scoprire cosa nasconde questo posto isolato in contrada Torre Allegra è stato un gruppetto di ragazzi. Ci si arriva seguendo un sentiero che abbandona la statale 114 per Siracusa nei pressi del ponte Primosole e si addentra nell’Oasi, lasciandosi dietro qualche donna che si vende sulla strada e numerosi edifici diroccati, non raggiunti ancora dalle demolizioni portate avanti dall’azione antibusivismo del Comune di Catania e dalla Procura. E’ qui che sorge quello che sembra un ex maneggio. Su una delle pareti rimaste in piedi c’è ancora il disegno di un cowboy e la scritta Welcome in the Symaethus. Tetti cadenti, maioliche di bagni divelte e pannelli di eternit fanno da cornice.
Al nostro arrivo, un meticcio bianco e nero scappa. Nei giorni precedenti, i ragazzi del softair ne hanno visti tre, prima di fare la macabra scoperta: tre teschi e numerose ossa spuntano tra le foglie nei locali che probabilmente una volta erano usati come stalle. «Cani ancora giovani a giudicare dalla dentatura», commentano gli attivisti di Teg4friends dopo il sopralluogo. Ma il peggio deve ancora venire. L’ingresso di una casupola viene liberato dal pannello di plastica che lo copre e un tanfo insopportabile annuncia la presenza di cinque carcasse in avanzato stato di decomposizione. Una di queste è avvolta dentro un tappeto. La stessa condizione di un altro cadavere, trovato dentro una stoffa in mezzo alla campagna poco più in là. «Sono morti da almeno un mese, sono quasi incartapecoriti», certifica il veterinario dell’Asp. Troppo tardi per accertare la causa del decesso. Nessuno di questi ha inoltre un microchip, grazie al quale sarebbe stato possibile risalire alla storia degli animali. Sommati agli scheletri rinvenuti nelle ex stalle, la stima è di otto cani morti.
Chi li ha portati in questo posto? Come sono morti e perché non sono stati seppelliti? Tutte domande a cui è difficile dare risposta. La polizia ambientale, che fa parte della Municipale, dopo la segnalazione dell’associazione Teg4friends, ha effettuato un sopralluogo e avviato alcuni accertamenti senza esito. Le ipotesi sul campo sono molteplici. Lo stato di decomposizione non permette di accertare se i cadaveri mostrano ferite da combattimento. «Sicuramente non sono cani solitamente usati negli incontri clandestini – spiega il veterinario dell’Asp – ma è anche vero che purtroppo la prassi è usare cani meticci all’inizio solo per far sentire agli animali che lotteranno l’odore del sangue. Insomma vengono immolati. Eppure – precisa – non abbiamo riscontri di combattimenti clandestini in provincia di Catania».
Tuttavia, un episodio avvenuto qualche giorno dopo la nostra visita, contribuisce a chiarire alcuni aspetti della vicenda. L’ex maneggio diventato cimitero non è un luogo sconosciuto al Comune di Catania che, anzi, lo utilizza, anche se non ufficialmente. A dimostrarlo è la storia di David, giovane senza tetto che vive insieme a 12 cani, aggregatisi a lui nel corso degli anni in maniera spontanea. Gli animali sono stati tutti microchippati dal Comune, le femmine sterilizzate e gli è stato assegnato un tutor, Valentina Barone, volontaria della Lega nazionale per la difesa del cane, sezione di Catania. Nei giorni scorsi David è costretto a spostarsi temporaneamente dal luogo dove solitamente vive, perché deve essere usato dal Comune per un evento pubblico. E finisce proprio nell’ex maneggio. Secondo quanto riferisce lo stesso senzatetto, a suggerirgli e mostrargli il rudere all’interno dell’Oasi del Simeto, parecchi chilometri distante rispetto alla sua precedente sistemazione, è un dipendente comunale che lui conosce, il signor Franco. Giovedì 30 ottobre, nel primo pomeriggio, proprio il dipendente entra con il furgoncino del Comune all’interno della struttura abbandonata per portare a David una cucciola che si era persa durante lo spostamento, avvenuto a piedi.
«Da solo non ci sarebbe mai potuto arrivare – aggiunge Valentina Barone – David non è italiano e non conosce bene i nostri posti, in particolare questo non l’aveva mai sentito nominare». A essere a conoscenza del trasferimento del giovane senza tetto sarebbe stato anche Rosario Puglisi, dirigente del servizio Ecologia, Randagismo e progetto animali. «In quanto tutor dei cani – precisa la volontaria animalista – sono stata informata dal dottor Puglisi che David sarebbe stato spostato in un posto all’interno dell’Oasi del Simeto nei pressi dell’ex caserma della Guardia di Finanza». L’ex maneggio diventato cimitero si trova esattamente a qualche centinaio di metri da lì. «Puglisi mi ha precisato che era stato David a fargli questa proposta e che sarebbe stata una sistemazione temporanea, perché i cani sono predatori e quella è una zona protetta», aggiunge l’animalista.
La storia di David dimostra quindi che non solo semplici dipendenti, ma anche la direzione Ecologia sarebbe stata a conoscenza di quel posto. «In realtà tutti al Comune sapevano dove sarebbe stato spostato David», sottolinea Barone. Una vicenda che si inserisce in un contesto di carenza di risorse comunali, al punto che da sabato scorso il servizio di cattura e ricovero dei randagi è stato sospeso. Resta il dubbio su come siano morti i cani ritrovati in stato di decomposizione, su chi ce li abbia portati e perché. Quando il giovane senza tetto trova le carcasse, chiede conto al signor Franco di quella situazione. Il dipendente comunale spiega che si tratta di animali investiti e che a nasconderli lì sarebbe stato il presidente di un’associazione animalista che collabora con il Comune di Catania in materia di soccorso e tutela dei cani.
Il dirigente Puglisi, più volte contattato telefonicamente, non ha risposto. Promette verifiche l’assessore all’Ecosistema urbano e all’Ambiente, Saro D’Agata. «Non so nulla di questa storia, ma nei prossimi giorni cercherò di capire e ricostruire i fatti», spiega l’esponente della giunta del sindaco Enzo Bianco.
Circa un anno fa all’interno di un capannone abbandonato nella zona industriale, Tringale, il volontario di Teg4friends che si sta occupando di questa storia, trovò una scena simile: cani morti insieme a qualcuno vivo e diversi materassi, su alcuni di questi c’erano persino un paio di bambole di pezza. Anche in quel caso partì la denuncia che non portò a una spiegazione certa del fatto.
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