Mentre allo stadio Cibali è in corso l'iniziativa benefica promossa dal discusso Consorzio Sisifo, a pochi metri di distanza - all'interno del palasport di piazza Spedini - si trovano i migranti sbarcati ieri al porto etneo. Anche oggi un gruppo di circa cinquanta di loro è riuscito a fuggire alla sorveglianza delle forze dell'ordine. Critiche dalla Rete antirazzista che bolla la manifestazione come «ipocrita operazione di facciata»
Cara tra partite di beneficenza e polemiche «L’accoglienza è un’altra cosa»
Una piazza divide i partecipanti alla Partita dell’accoglienza, l’iniziativa di beneficenza che vede in queste ore sfidarsi allo stadio Cibali la nazionale cantanti e una rappresentativa del Centro di accoglienza nel Catanese, dal centinaio di migranti arrivati ieri al porto etneo. Dopo il salvataggio in mare delle 290 persone stipate in tre barconi, i passeggeri (di cui uno morto durante la traversata) sono stati smistati tra gli ospedali della città e il palasport di piazza Spedini. Già ieri un gruppo era riuscito a fuggire, dirigendosi verso la stazione, e stamattina in circa 50 sono scappati grazie alla confusione creata proprio dall’evento nato per volontà della Fondazione Integra, promossa dal discusso Consorzio Sisifo.
Per la Rete antirazzista etnea si tratta di una «ipocrita operazione di facciata per nascondere all’opinione pubblica che il Cara, oltre a dilapidare circa 50 milioni di euro l’anno, è luogo di sofferenze e di conflitti per migliaia di persone, che hanno già sofferto per fuggire dalle loro terre, sopravvivere ai frequenti naufragi», scrivono in un comunicato. Gli attivisti hanno esposto in una delle curve un grande striscione – nel quale si legge «Nel Cara di Mineo si soffre e si muore, l’accoglienza è un’altra cosa» – e hanno presidiato i tornelli dello stadio Angelo Massimo distribuendo volantini per sensibilizzare gli spettatori. Molti i bambini e le famiglie al seguito, anche se la manifestazione – che vede ospiti nomi noti del mondo dello spettacolo – non ha fatto registrare il tutto esaurito.
Le critiche delle associazioni riunite nella Rete si estendono anche al documentario Io sono io e tu sei tu, definita «un’opera che nasconde la drammatica realtà che quotidianamente vivono i richiedenti asilo e gli eventi drammatici di cui sono protagonisti». Dal suicidio del giovane eritreo Mulue Ghirmay, alle rivolte per le lunghe attese, passando per le condizioni di sovraffollamento della struttura menenina. Tutte problematiche e contraddizioni che oggi, per una strana coincidenza, convivono nello spazio di pochi metri.
[Foto di Enrico Di Grazia e Rete antirazzista]