Facciamo il punto sullo stato di salute della Laurea Specialistica di Ragusa e, di riflesso, su qualche aspetto della realtà universitaria italiana
Cara Specialistica, come stai?
Come sempre accade, una situazione risulta scomoda non appena un numero di persone numericamente rilevante è lì a percepire tutte le contraddizioni del caso.
Così il corso di Laurea specialistica di Ragusa.
Da molto tempo lofferta della Facoltà prevede i due anni aggiuntivi ai primi tre, ma fino allo scorso anno accademico gli studenti erano stati troppo pochi perché le loro lamentele potessero essere accolte con legittimità.
Però, come in tutte le realtà nuove, è difficile capire esattamente ciò che non va: più che altro è percepito un malessere generale che spinge a comunicare la propria insoddisfazione.
La radice del male sta molto probabilmente nellattivazione a costi zero del corso di laurea Specialistica perché non esistono fondi propriamente previsti per gli studenti che hanno appena finito un percorso di studi e vorrebbero intraprendere e continuare una permanenza feconda allUniversità.
A tutto ciò si aggiungono i fastidi che già gli studenti della laurea triennale sperimentano, con laggravante che un corso di specializzazione dovrebbe fornire le opportunità per ricerche più avanzate, impossibili in una struttura che possiede una biblioteca, anzi due, quantitativamente insufficienti e la possibilità, ancora elitaria di accedere a riviste on-line.
Va da sé che ogni studente individui le carenze e i fallimenti secondo la propria aspettativa di ciò che Laurea specialistica significherebbe.
Sondando le sensazioni di chi vive la laurea biennale si ottengono così risposte diversificate.
Chi viene da esperienze presso altre Università ritiene una perdita di tempo lestinzione del debito formativo per i crediti richiesti ma non offerti dal triennio precedente.
Non è un problema strettamente caratterizzante Ragusa, è proprio il sistema universitario italiano attuale, concepito già in partenza erroneamente: si è creduto utile presentare a pioggia innumerevoli corsi di laurea triennale dai nomi accattivanti che vanno a confluire in specialistiche che richiedono degli insegnamenti che quegli stessi corsi frequentati in precedenza non comprendono.
È così che si delude la plasticità che ci si aspetta da una mossa politica che ha smembrato le vecchie lauree quadriennali in 3+2. Ed è proprio così che viene da pensar male, cioè che tutte queste operazioni non siano pensate a vantaggio di chi studia, ma piuttosto per prolungare il tempo di parcheggio allUniversità.
È la stessa riflessione a cui giungono altri studenti, coloro i quali hanno preso il primo pezzo di carta proprio a Ragusa: le materie che affrontano ora sono troppo simili a quelle già studiate in precedenza; perché allora ritornare su ciò che si è già abbondantemente acquisito? È difficile e ingiusto individuare le colpe tra i docenti: si tratta sempre di corsi che faticano a staccarsi da uno stato mantenuto embrionale da chi sta a monte del sistema.
I più soddisfatti, o meglio i meno contrariati, sono gli specializzandi in lingue orientali: le classi in piccolo numero e lelevata preparazione e disponibilità dei professori permettono linstaurarsi di corsi di alta qualità.
Tuttavia, non bisogna adagiarsi su questo aspetto positivo: un caso in cui le lacune della Facoltà vengono colmate dallo stretto rapporto di lavoro tra docenti e studenti, e non da una risposta programmata e organica, non può costituire un vanto.
Unaltra questione è molto vicina alle aspettative degli studenti, ovvero linternazionalizzazione della Facoltà.
È opinione comune che, tra chi prevede di non continuare a studiare a Ragusa, si finisca col scegliere mete non italiane.
Daltra parte è prevedibilmente più logico per chi studia lingue straniere.
Quindi sarebbe utile considerare Ragusa come la base di lancio verso Università estere. Insomma, invece di lasciare che sia lo studente a superare da solo liter per liscrizione presso strutture di studio fuori Italia, potrebbe essere la Facoltà di Lingue ad allacciare i ponti e concordare accordi con Atenei stranieri.
Nella rassegna delle ragioni che portano a puntare lindice contro i responsabili (ma poi, chi saranno mai costoro, visto che se colpevolizziamo qualcuno, questo stesso rimanda la responsabilità ad altri e questi altri ad altri ancora) ha un forte peso la mancata attivazione della Laurea specialistica per chi ha conseguito la laurea di primo livello in Mediazione linguistica, ovvero la maggioranza della popolazione universitaria in Facoltà.
Gli studenti che scelgono due anni aggiuntivi lo fanno perché sperano di essere messi nelle condizioni di sviluppare una maturità e una istruzione davvero qualitativamente elevate, e non, come molti prospettano loro prima delliscrizione, perché un ulteriore documento che attesta la loro permanenza nelle università serve per accedere nel mondo del lavoro (lavoro che non avranno comunque, viste le attuali carenze occupazionali: ma se continuiamo su questa strada ci allontaniamo troppo dallanalisi dei problemi relativi alla Laurea Specialistica).
Allora bisogna ricordare ai signori e alle signore che inventano i corsi di Laurea che è senza criterio ampliare lofferta formativa perché con questa idea ci si è alzati un bel mattino, o perlomeno, se lidea rimane lì anche dopo un forte caffè, è necessario essere certi che si è in grado di garantire tutti i mezzi che permetteranno il funzionamento del corso, non allo stato della sopravvivenza ma a quello di unautentica istruzione superiore.