Cara Lucia Borsellino, non si faccia strumentalizzare

Diciamo subito che la designazione di Lucia Borsellino ad assessore regionale alla Salute nell’ipotetica giunta di Rosario Crocetta non ci convince. Per almeno due motivi: uno di metodo, l’altro di merito.

Cominciamo con il metodo. Il presidente della Regione uscente, Raffaele Lombardo – forse uno dei peggiori, se non il peggiore nella storia dell’Autonomia siciliana – ha inaugurato uni stile di Governo che noi speravamo venisse rimosso dai suoi successori: e cioè la commistione impropria tra alta burocrazia e politica.

In quattro anni di Governo – contraddicendo lo spirito delle leggi Bassanini, che hanno introdotto nel nostro ordinamento la separazione tra burocrazia e politica – Lombardo non ha fatto altro che mescolare, in un gioco continuo e smisurato, l’alta burocrazia con la politica.

A parte i criteri di scelta dei dirigenti generali – criteri piuttosto discutibili – in quattro anni di Governo Lombardo ha utilizzato tali alti burocrati (spesso più presunti tali che alti burocrati) ora come dirigenti generali dei dipartimenti, ora come assessori regionali.

Quelli che, un tempo, si chiamavano direttori regionali, venivano sempre scelti dalla politica, ma con criteri molto più rigidi. E, soprattutto, sulla base di requisiti molto più seri di quelli utilizzati oggi.

Oggi, di fatto, per diventare dirigente generale di un dipartimento regionale serve solo una mezza laurea. Mentre l’esperienza e i requisiti, che prima erano indispensabili per accedere a un incarico così prestigioso, si formano nei mesi e negli anni successivi alla nomina. Può sembrare una follia, ma in Sicilia ormai è così. Da quando la Regione è amministrata da Lombardo questa discutibilissima inversione della regola è diventata la norma.

Le leggi Bassanini non ci hanno mai convinto. E, del resto, questa benedetta separazione tra burocrazia e politica non ha migliorato la pubblica amministrazione del nostro Paese, che rimane lenta e poco trasparente.

In Sicilia questa legge è stata capovolta e ulteriormente peggiorata. E, soprattutto con Lombardo, i dirigenti generali sono diventati espressione diretta della politica. Anzi, in molti casi, i dirigenti generali sono dei politici a tutti gli effetti. E come tali li ha utilizzato Lombardo, usandoli, alternativamente, ora come dirigenti generali, ora come assessori regionali, ora come candidati alle elezioni del 28 ottobre. L’unica cosa chiesta da Lombardo ai dirigenti generali è stata l’obbedienza cieca, naturalmente ai propri ordini.

Emblematico ed eclatante il caso dell’assessore, oggi dimissionario, Marco Venturi, l’unico componente della giunta che ha cercato di innovare il settore di propria competenza: le attività produttive. A fatica, Venturi è riuscito a far approvare dall’Aula la riforma dei Consorzi Asi (Aree di sviluppo industriale). E ha avviato un’azione di risanamento in tutte le aree industriali dell’Isola, scontrandosi con vari potentati, anche mafiosi, che hanno cercato, in tutti i modi, di ostacolare la sua azione riformatrice.

Per tutta risposta, il presidente della Regione Lombardo si è schierato con gli avversari dell’ex assessore Venturi. E, pur di bloccare la sua azione riformatrice, non ha esitato a utilizzare anche un dirigente generale il cui compito, di fatto, è stato quello di ostacolare, se non bloccare, l’assessore Venturi.

Spiace scrivere queste cose, ma i dirigenti generali dei dipartimenti scelti in questi anni da Lombardo sono stati più al servizio della politica che della ‘macchina’ amministrativa. E quando qualche dirigente generale non ha ’obbedito’ agli ordini, è stato subito sostituito.

Un cambio continuo di assessori, un cambio continuo di dirigenti generali scelti con criteri discutibili, un continuo scambio di dirigenti generali utilizzati come assessori e di assessori utilizzati come dirigenti generali: questi sono stati i quattro anni di Governo Lombardo. E i risultati si vedono: nell’anno di grazia 2012, la Regione siciliana è un grande ‘bordello’ politico e amministrativo.

Una Regione che non solo ha sprecato un sacco di risorse in operazioni clientelari sfrenate, svuotando completamente le proprie ‘casse’, ma che non è nemmeno riuscita a utilizzare le risorse finanziarie dell’Unione Europea anche a causa di una gestione amministrativa folle (i continui cambi di dirigenti generali non agevolano, anzi complicano, spesso bloccandola, la spesa dei fondi europei).

E’ in questo scenario che si inserisce, sotto il profilo del metodo, la nomina di Lucia Borsellino a dirigente generale di uno dei più importanti dipartimenti della Regione siciliana. Adesso, alla stessa Lucia Borsellino viene offerta la carica di assessore regionale. Questo Crocetta dimostra, a chi aveva ancora qualche dubbio, che la sua esperienza – sempre se verrà premiata dagli elettori – sarà in continuità con il Governo Lombardo-Pd (non a caso lo stesso Pd che ha sostenuto Lombardo oggi sostiene Crocetta insieme con i cuffariani dell’Udc).

Insomma: da Lombardo a Crocetta con gli stessi metodi e stesse facce. Nel caso di Lucia Borsellino, però, non c’è solo una questione di metodo. C’è, anche, una questione di merito.

L’assessore regionale alla Salute (o alla Sanità) uscente, Massimo Russo, altro personaggio che ha prodotto profondi guasti nel settore che ha amministrato, ha nominato Lucia Borsellino dirigente generale. Sulla base di quali criteri? La legge, per come è stata interpretata ed applicata in Sicilia, come già accennato, consente al Governo di nominare dirigenti generali privi di esperienza e, in qualche caso, con titoli approssimativi. Nel caso di Lucia Borsellino, abbiamo il dubbio, a nostro avviso fondato, che sia stata scelta anche per il cognome che porta: e, cioè, in quanto figlia del compianto giudice Paolo Borsellino.

Dispiace, scrivere queste cose. Ma è sotto gli occhi di tutti – e lo ha detto anche l’assessore Venturi quando si è dimesso – che Lombardo ha utilizzato certe figure (esponenti dell’antiracket, magistrati e anche un ex Prefetto) non per migliorare l’azione di Governo (che infatti non è migliorata), ma come copertura politica.

Dopo avere utilizzato la figura di Lucia Borsellino come dirigente generale, Crocetta e i Partiti che lo sostengono – il Pd e i cuffariani dell’Udc – la stanno utilizzando nel possibile ruolo politico, indicandola come assessore alla Salute dell’ipotetica giunta, in perfetta continuità con il lombardismo.

Noi invitiamo Lucia Borsellino – che peraltro ha provato a dire “no” a quest’operazione politica strumentale e squallida – a tirarsi fuori da tale situazione. Mandi a quel paese Lombardo, Massimo Russo, Crocetta, il Pd e l’Udc e a torni ad essere una persona libera.

Crocetta, il Pd e l’Udc stanno solo utilizzando il suo cognome per riproporre alla Sicilia il proseguimento del lombardismo. Con molta probabilità, c’è un accordo strisciante tra Crocetta, il Pd, i cuffariani dell’Udc, Lombardo e Gianfranco Miccichè per spartirsi quello che resta della Regione. E lei, egregia dottoressa Borsellino, du certo inconsapevolmente, ci sta mettendo la faccia.   

Non si faccia strumentalizzare da questi personaggi. Questi non hanno fatto gli interessi della Sicilia. E, là dove qualcuno ha cercato di cambiare le cose in positivo – come nel caso di Venturi – lo hanno bloccato.

Noi non abbiamo il cattivo gusto di ricordarle che persone a lei vicino sono state penalizzate proprio dai personaggi con i quali lei oggi – accettando la designazione ad assessore regionale alla Salute – intende accompagnarsi. Lei non merita di stare vicino al Pd di Antonello Cracolici e di Giuseppe Lumia. Se Crocetta ha operato tale scelta, beh, sono fatti suoi. Ma lei non si faccia strumentalizzare da questo ciarpame politico.

Non metta la sua faccia con il Pd lombardiano e con gli ex cuffariani dell’Udc. Non rovini tutto. Nel suo caso, c’è un momento per dire basta: e questo momento è arrivato.

 

 

 

 


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