Alessandro Cantarella è rimasto bloccato durante le proteste messe in atto dai migranti ospiti del Centro di accoglienza nel Catanese. La sua auto, danneggiata dai sassi piazzati sulla carreggiata, è stata date alle fiamme e per alcuni minuti è stato costretto a rifugiarsi su una pattuglia dei carabinieri. «Tutti danno voce agli extracomunitari per tutelare i loro diritti, ma a noi italiani chi ci pensa?», denuncia
Cara di Mineo, l’altra faccia della protesta «I migranti hanno bruciato la mia auto»
«Tutti danno voce agli extracomunitari per tutelare i loro diritti, ma a noi italiani chi ci pensa?». Alessandro Cantarella, residente nel Comune di Mazzarrone, si trovava sulla statale che collega Gela a Catania all’alba di venerdì quando è rimasto coinvolto nella manifestazione messa in atto da un gruppo di migranti ospiti del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. La sua auto, danneggiata da un sasso messo sulla strada, è stata data alle fiamme nel corso della protesta. «Erano le 6.45 circa e mi stavo dirigendo verso Catania». A bordo della sua Fiat Multipla c’era anche la moglie. Lungo il tragitto, all’altezza del Cara, incappa in quello che era il presidio messo in atto dai migranti e non si accorge delle pietre piazzate sulla carreggiata. Prenderne una, che procura un serio danno alla coppa dell’olio, è inevitabile. «Non c’era nessun posto di blocco, né segnalazione di pietre sulla strada. Quando me ne sono accorto era troppo tardi».
Con la macchina in panne chiama polizia e carabinieri che però lo informano della protesta in corso e della carenza di personale sul territorio. Per lunghi minuti rimane letteralmente in mezzo alla strada, riuscendo a far allontanare la moglie con un passaggio di fortuna e testimoniando la disavventura attraverso un video pubblicato su Facebook. Quando finalmente viene raggiunto dai carabinieri di Palagonia, «ci hanno circondati, siamo stati costretti a salire sulla pattuglia», racconta. La tensione aumenta nuovamente quando, con un carro attrezzi, prova a spostare l’auto. «Ho dovuto lasciarla lì e solo dopo mi hanno informato che l’avevano bruciata», denuncia Cantarella ancora scosso.
Da quel momento prova a rimediare a quello che per lui è un danno molto rilevante. Anche se la macchina «era un po’ vecchiotta», era l’unica auto in famiglia. «Io sono precario, sono caduto in disgrazia. Come vado a lavorare? Loro avranno le loro ragioni, ma perché devo rimetterci io?», si chiede. «Ho fatto la denuncia ai carabinieri e la polizia di Caltagirone ne ha chiesto una copia, mi hanno detto che mi risarciranno». Ma senza specificare quando. «Mi sono sentito abbandonato sia in mezzo alla strada che adesso», afferma con amarezza. Nei lunghi momenti passati sulla statale, ha provato a chiedere spiegazioni ai migranti che lo hanno bloccato. «Hanno detto che la loro era una protesta pacifica, hanno detto che hanno isolato la persona che ha dato fuoco alla macchina – afferma – Ma non è una protesta pacifica se provi a linciarmi. Questa è guerriglia». E Alessandro Cantarella continua: «Si lamentano che mangiano solo pasta e riso, ma non si rendono conto che c’è chi non ha nemmeno quello. Per carità – precisa – abbiamo l’obbligo morale di assisterli, ma perché devono calpestare i miei diritti di cittadino italiano?».