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Le capre di Alicudi cercano casa: dal piano della Regione agli animalisti, le risposte del sindaco

Una volta ad Alicudi le capre non c’erano. Circa vent’anni fa degli allevatori hanno introdotto alcuni esemplari domestici sull’isola, non tutti però sono restati nei recinti. Alcune capre, infatti, sono riuscite a fuggire, ambientandosi nella parte alta e meno popolata di Alicudi. Da allora hanno iniziato a riprodursi, aumentando il loro numero in maniera esponenziale. Dall’ultimo monitoraggio – effettuato anche con l’aiuto di droni – sono stati contanti circa 600 esemplari. Il numero nudo e crudo potrebbe anche non dire nulla, ma assume un altro significato se paragonato a quello delle persone che abitano l’isola: ad Alicudi vivono circa cento persone. Sei capre per ogni abitante.

Le capre di Alicudi fanno parte del paesaggio e della storia recente dell’isola. Alcune tra le persone che arrivano sul posto per turismo percorrono i sentieri vulcanici di Alicudi per andare a vedere queste capre, provando ad avvicinarle e a fotografarle. Per le persone che abitano l’isola, però, queste capre sono da tempo un problema: rovinano i tipici muretti a secco, mangiano le piante e a volte gironzolano attorno alle case. Per questo motivo l’amministrazione comunale di Lipari – da cui Alicudi dipende – ha pubblicato un bando per «l’alienazione gratuita delle capre». La proposta del sindaco di Lipari, Riccardo Gullo, prevede di regalare le capre di Alicudi agli allevatori che ne facciano richiesta. Ogni richiedente può ricevere fino a 50 capre. Il bando – scaduto lo scorso 10 aprile – ha raccolto moltissime adesioni, anzi troppe: le richieste sono state 25, per un totale di 1900 capre. Più di tre volte rispetto a quelle presenti sull’isola.

L’11 aprile il dipartimento regionale dello Sviluppo rurale e territoriale ha comunicato che affiderà a una ditta specializzata «la cattura e la costruzione di appositi recinti in aree già individuate dell’isola per contenere il bestiame che, dopo i controlli sanitari da parte del servizio veterinario dell’Asp, sarà donato agli allevatori che ne hanno fatto richiesta partecipando al bando pubblico». «Il numero sproporzionato di capre selvagge sull’isola – dice l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino – sta creando non pochi problemi all’incolumità delle persone, senza contare i danni causati quotidianamente». Ancora incerti, però, i tempi di intervento.

«I tempi di trasporto delle capre alle persone che se le sono aggiudicate dipendono dalla ditta che le catturerà», dice a MeridioNews il sindaco di Lipari. Ma per l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa) il problema è proprio questo: la cattura. «Il bando l’abbiamo letto bene e non viene detto come verranno catturate le capre», dice al nostro giornale Lorenzo Croce, presidente Aidaa. «Abbiamo cercato il sindaco, ma non ci ha risposto. Gli abbiamo lasciato il nostro numero e chiesto gentilmente di richiamare, ma non l’ha mai fatto. Noi andiamo avanti per la nostra strada». Oltre al modo in cui le capre dovrebbero essere prelevate, quello che non convince l’associazione animalista è il distacco «dal loro habitat di animali selvatici, abituati a vivere in un’isola di cui conoscono perfino i sassi». Per questo Aidaa propone delle alternative, che presenterà all’amministrazione di Lipari. «Secondo noi ci sono due strade: la prima è l’alienazione parziale, non dando però le capre agli allevatori, bensì a dei santuari (luoghi protetti in cui animali in difficoltà possono vivere in libertà, ndr); l’altra soluzione è quella della sterilizzazione».

Croce si chiede «come queste capre verranno catturate, come verranno fatte dormire. Verranno trasportate su delle chiatte?». Rispetto alle proteste delle associazioni animaliste il sindaco di Lipari – sentito telefonicamente dal nostro giornale – dice che «è nel loro ruolo. Se non avessero contestato, non avremmo saputo della loro esistenza. Gli animalisti li sentiamo ora – continua Gullo – ma non li abbiamo visti quando i caproni scendono nell’abitato e si specchiano nei vetri delle case». Dal canto suo l’associazione dice che andrà «fino in fondo, non molleremo di un centimetro. Su questa vicenda si sta muovendo anche la Lav», cioè la Lega anti vivisezione. Uno dei timori di Aidaa è che qualcuno potrebbe anche macellare le capre, «cosa vietata dalla legge e dalle normative», dice Croce. «Se già mettessero che sono animali non DPA (non destinati alla produzione di alimenti, ndr), sarebbe un passo in avanti», dice il presidente di Aidaa. Nelle intenzioni dell’associazione c’è anche quella di impugnare il bando («che ne impugnino due o tre di bandi», dice nel frattempo Gullo sempre a MeridioNews), fino ad arrivare «alla denuncia penale. Abbiamo provato a contattarlo, ma non ci ha richiamato. Se il sindaco pensa che siamo dei cialtroni, pensa male. Noi non abbiamo bisogno della sua isoletta per dire che esistiamo».


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