Nella parrocchia SS. Pietro e Paolo, mercoledì scorso, un'occasione di dibattito aperto tra i cittadini e gli aspiranti a Palazzo degli Elefanti. Ma c'è un assente illustre: il favorito Stancanelli
Candidati a sindaco a confronto a Cittainsieme
Non tutti i candidati a sindaco di Catania hanno accolto l’invito a partecipare al dibattito organizzato da Cittàinsieme per presentare i loro programmi e rispondere alle osservazioni e alle domande dei cittadini. Così, all’incontro che si è tenuto mercoledì sera nella sede di via Siena in una sala piena di persone, erano presenti solo cinque dei sette candidati: Grazia Giurato (Lista amici di Beppe Grillo insieme alla società civile), Giovanni Burtone (Pd, Con Bianco per Catania e Pdci), Toti Domina (Liberare Catania), Nello Musumeci (Con Nello Musumeci per Catania) e Francesco Condorelli Caff (Ms-Fiamma Tricolore). Mancavano Massimiliano Catanzaro (collegato a Forza Nuova) e Raffaele Stancanelli (Centro democratico siciliano lista Forzese, Mpa, Pdl, Sicilia forte e libera Lombardo presidente, Udc, Lista per Stancanelli sindaco e Democratici autonomisti).
L’assenza di quest’ultimo, che i sondaggi danno vincitore alle prossime elezioni, è stata evidenziata in molti interventi. “Qualcuno si considera già vincitore e pensa di avere la città in tasca” ha detto Musumeci, e anche Burtone ha fatto notare che, se “Stancanelli favorito evita il confronto”, è segno che a Catania non c’è la possibilità seria di un dibattito politico. Anche alcuni intervenuti dal pubblico hanno sottolineato “l’arroganza del candidato dellacoalizione che per anni ha governato la città”.
Il disinteresse del candidato favorito per una delle poche occasioni di confronto aperto sui contenuti ha dato lo spunto anche a giudizi duri sulla qualità del consenso raccolto in città dal centrodestra. Secondo Burtone “è evidente come sia forte il controllo del voto da parte della criminalità organizzata”. E anche uno dei cittadini intervenuti ha affermato che “se le previsioni sono quelle che sono, Catania allora è una città di mafia”. La lotta alla mafia e la necessità di un voto libero sono stati due degli argomenti su cui si sono espressi tutti i candidati, che si sono mostrati concordi sul livello di degrado raggiunto della città, sulla disastrosa condizione del comune e sul bisogno di rottura con la passata amministrazione che, come ha evidenziato più volte Musumeci, usando parole care a Berlusconi, ha “messo Catania in ginocchio”. Al centro di molte osservazioni è stata infatti la questione del debito pubblico. “L’enorme debito non ci permette di fare promesse” ha detto Musumeci e Condorelli ha aggiunto: “ben venga l’intervento della magistratura e della Corte dei Conti perché noi non intendiamo pagare i debiti creati dalla vecchia amministrazione”.
Ogni candidato ha avuto cinque minuti per presentare brevemente i punti e i motivi essenziali della propria candidatura. Burtone, pur sottolineando “la difficoltà di tenere unito il centrosinistra a Catania creata dalle elezioni nazionali”, ha prospettato una giunta comunale capace di ascoltare i cittadini. Musumeci ha fatto soprattutto riferimento alla sua esperienza e al suo passato. “Chiedo un voto di fiducia non per quello che sarò, ma per quello che sono stato”, ha detto. Grazia Giurato ha dichiarato che la sua candidatura è una provocazione e, essendo consapevole di non avere una reale possibilità di diventare sindaco, ha enunciato chiaramente l’obiettivo della sua lista: “portare la società civile dentro il Palazzo per dare trasparenza e voce ai cittadini”, mettendo in evidenza il bisogno della presenza delle donne nelle stanze del potere. Condorelli Caff ha promesso una gestione della cosa pubblica senza partitocrazia ma per la gente e per i giovani. È uscita dal coro la voce di Domina che, contrariamente ai suoi avversari, uniti nell’affermare che contano gli ideali, le persone e non le ideologie di destra o di sinistra, ha dichiarato con forza la sua appartenenza alla sinistra e di essere un convinto sostenitore dei principi più nobili di quella sinistra che combatte per i più deboli e nell’interesse del cittadino. “Io voglio che il voto sia libero, ma se qualcuno di destra mi dicesse che mi vota gli direi di non farlo se non crede in quello che faccio e nel mio programma”, ha detto Domina facendo il verso soprattutto a Musumeci che giusto un attimo prima aveva affermato, suscitando non volendo qualche risata tra il pubblico, che alcuni elettori di Rifondazione Comunista gli hanno confessato che voteranno per lui.
Il candidato di Liberare Catania è stato anche l’unico a rispondere, seppur nel breve tempo a disposizione, a tutte le domande poste dai cittadini. Molte sono state infatti le osservazioni e i quesiti della gente, tutti con un unico filo conduttore: la richiesta di concretezza e di piani organizzativi pratici per risolvere i problemi della città, quali il dilagare della delinquenza minorile, la mancanza di lavoro e il precariato, l’assenza di un programma politico per dare reale opportunità ai giovani, la brutale cementificazione della città e la gestione del piano regolatore, e la carenza di una plurale e valida informazione.
Le risposte alle domande che i candidati non hanno dato dovrebbero comunque essere pubblicate sul sito di Città Insieme www.cittainsieme.it, se e quando arriveranno.