L'associazione Medicare ha lanciato una campagna di raccolta sulla piattaforma Laboriusa. Obiettivo: mille euro, per comprare sei parrucche da mettere a disposizione gratuitamente. «Alcune donne devono rinunciare per motivi economici», racconta Stefania Cicala, volontaria che ha seguito un percorso di chemioterapia
Cancro, crowd-funding per donare parrucche «Non è questione estetica, è parte della cura»
«La mattina sei tu che ti guardi allo specchio. Come ci si sente vale tanto quanto la terapia, perché la prima cura sei tu. Il trucco o una parrucca non sono soltanto una questione estetica; ci sono momenti in cui non sono un accessorio». Stefania Cicala è una volontaria della onlus Medicare, associazione che assiste e dà sostegno a malati oncologici. «Ma so anche cosa significa stare dall’altra parte, sono una donna che ha combattuto e combatte contro il cancro». L’associazione ha lanciato una nuova iniziativa: una raccolta fondi sulla piattaforma Laboriusa per acquistare sei parrucche da mettere gratuitamente a disposizione delle pazienti che ne faranno richiesta. Obiettivo minimo: mille euro. «Ovviamente puntiamo a raggiungere una cifra anche più alta», precisa Cicala.
«Ognuno di noi trova la sua dimensione nell’affrontare questo percorso – spiega – Per alcune donne che fanno chemioterapia la perdita dei capelli non è così importante, per altre lo è». L’intervento dell’associazione nasce per dare la possibilità di fare una scelta. «Non tutte vogliono la parrucca, ma alcune donne si trovano a doverci rinunciare per motivi economici». Il sistema sanitario nazionale, infatti, non rimborsa la spesa e i prezzi si aggirano sui 400 euro per i modelli di qualità media. «Ho conosciuto donne che vivono della sola pensione – racconta Stefania Cicala – Qualcuna vorrebbe acquistare una parrucca ma non può. È lì che vogliamo arrivare, dare la scelta, ma anche un pensiero in meno».
La onlus, nata nel 2011, ha avviato una serie di iniziative diverse tra loro. Dai tutorial di make-up per le donne sottoposte a chemio, ai progetti di informazione rivolti ai familiari, soprattutto i figli dei pazienti. E poi la creazione di una casa d’accoglienza per i malati oncologici e un servizio di navetta per poter raggiungere gli ospedali. «Vogliamo far conoscere questa realtà a quanti ne hanno bisogno, stare accanto alle persone con delle cose pratiche che possono sembrare futili ma non lo sono – dice la volontaria – Allo stesso tempo lavoriamo per sensibilizzare anche chi non c’è dentro». Un ruolo importante è anche il percorso sul valore della prevenzione. «Nel Meridione, soprattutto in Sicilia, la malattia è quasi un tabù – conclude Cicala – Va da sé che anche il concetto di curarsi per tempo è totalmente ignorato, del tutto sopravvalutato».