I carabinieri hanno trovato una situazione disastrosa nella zona dell'ex impianto Bifara-Favarotta che, nonostante sorga in un'area a rischio idrogeologico, per anni ha ospitato rifiuti solidi urbani e che continua a inquinare migliaia di ettari limitrofi
Campobello di Licata, sequestrata discarica pubblica Liquami e percolato, contaminati torrente e pascoli
Sversamenti di liquame maleodorante e di colore nerastro, una vasca della discarica parzialmente crollata, due grandi pozze di percolato e il torrente Urra contaminato. È la disastrosa situazione che i carabinieri di Agrigento hanno trovato a Campobello di Licata, nella zona della discarica Bifara-Favarotta che per anni ha ospitato rifiuti solidi urbani e oggi è chiusa per raggiunta saturazione. Un impianto pubblico che sarebbe dovuto essere messo in sicurezza, ma che presenta evidenti e pericolose falle. Anche perché tutta l’area dove sorge la discarica si trova in un’area ad alto rischio idrogeologico, catalogata tra le zone arancione del Piano regionale per l’assetto idrogeologico.
I militari dell’Arma, insieme al reparto specializzato del Centro Anticrimine Natura, hanno sequestrato una vasta area di oltre 75mila metri quadrati. Durante le verifiche, battendo palmo a palmo il terreno rurale limitrofo alla discarica, hanno notato gli sversamenti di liquami e, risalendo la scia, hanno riscontrato lungo il percorso una serie di smottamenti del terreno che hanno causato anche il cedimento parziale di una vasca di raccolta di reflui.
Sono state effettuate sul posto varie operazioni di campionamento del liquame, al fine soprattutto di stabilire l’esatta composizione del refluo, che raggiunge anche il corso d’acqua Urra. Il personale dell’Arpa, presente al momento del sequestro, effettuerà le analisi nelle prossime ore. Sempre nei terreni limitrofi alla discarica sono state trovate due grandi pozze di percolato, da cui partono rivoli che raggiungono i terreni posti a valle, dove pascolano molti animali.
«Il percolato – ricordano i carabinieri – per legge deve essere captato e trattato nel sito stesso della discarica o trasportato presso impianti specializzati ed autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi. Pertanto, tutta l’area in questione, interessata peraltro anche da una significativa attività di pascolo di animali, è stata subito sequestrata ed è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria».
Le indagini vanno avanti per individuare le responsabilità di chi ha realizzato una discarica in un’area a elevato rischio idrogeologico, di chi non l’ha messa in sicurezza adeguatamente dopo la sua saturazione e di chi non ha controllato. Gli investigatori si stanno però scontrando con un rimpallo di responsabilità tra uffici comunali, dell’Ato e del dipartimento territorio della Regione. «Ci sono molti lati oscuri che stiamo cercando di chiarire», si limita al momento a dire il maggiore Vincenzo Castronovo, a guida del Centro anticrimine Natura di Agrigento. Ma già nei prossimi giorni potrebbero esserci novità.