La vittoria casalinga contro il Cosenza che vale il primato in classifica accentua alcuni tratti del profilo della formazione di Stellone, abile a lasciare il segno nei minuti finali e molto spesso con giocatori subentrati. I rosanero non hanno giocato bene per una grossa porzione del match ma con caparbietà hanno ottenuto un successo prezioso
Cambi decisivi e guizzi in zona Cesarini Palermo in vetta con un volto riconoscibile
Lo diceva spesso Iachini quando era a Palermo: durante una gara ci sono più partite. Diverse, molto spesso, l’una dall’altra. Se analizzasse il ‘comportamento’ della formazione di Stellone nella sfida che ha vinto oggi al Barbera contro il Cosenza e impreziosita dal primo posto in classifica l’ex tecnico rosanero troverebbe un ulteriore supporto alla sua tesi. Il Palermo che ha meritato i tre punti è stato l’ultimo Palermo, quello ammirato nella porzione finale del match nella quale – a parte i gol realizzati al 78′ e al 91′ – ha spinto sull’acceleratore ed è riuscito a creare diverse occasioni da rete. Ma il giudizio cambia se lo zoom viene allargato sulle altre ‘mini-partite’ presenti all’interno della gara con i silani. Il Palermo uscito alla distanza e in grado di conquistare in extremis un successo fondamentale anche in vista dei tre incroci di fila contro dirette concorrenti ha mostrato di sé un’immagine diversa da quella esibita in precedenza. In particolare nei primi 45 minuti, in cui la squadra (graziata al 10’ da Maniero che sugli sviluppi di un’azione nata da un errore di Struna ha fallito una clamorosa occasione) è apparsa lenta, macchinosa e con poche idee, e nel primo segmento della ripresa.
Primato in classifica? Il fine giustifica i mezzi ma, anche in funzione del processo di crescita del gruppo, è giusto approfondire il modo in cui nel deserto del Barbera (poco più di 4.500 gli spettatori presenti sugli spalti ai quali va un doppio riconoscimento per avere sfidato il maltempo) i rosanero hanno raggiunto il primo traguardo della loro tabella di marcia. Ha due volti la medaglia che simbolicamente andrebbe assegnata alla comitiva rosanero per avere centrato oggi la propria missione. Uno negativo caratterizzato dalle difficoltà che, a causa anche della buona organizzazione di un Cosenza equilibrato e attento in fase di non possesso, gli uomini di Stellone hanno incontrato nello sviluppo della manovra e nella produzione offensiva. Un altro, invece, positivo e riconducibile alla voglia e alla determinazione con cui la squadra è andata a ‘riprendersi’ una partita che sembrava ormai incanalata sull’1-1 in virtù del pareggio, siglato di testa da Baclet (entrato al posto di Maniero) complice una sbavatura sull’asse Rajkovic-Salvi su un cross di Garritano dall’out destro, arrivato subito dopo il momentaneo vantaggio dei padroni di casa firmato Salvi con un colpo di testa su un corner battuto da Falletti, subentrato dieci minuti prima a Bellusci. I rosanero hanno vinto perché alla fine il profilo positivo della medaglia ha prevalso sulla negatività della faccia opposta. Ed è proprio sul volto positivo che spiccano alcuni tratti specifici del Palermo. Caratteristiche intorno alle quali il gruppo sta costruendo una precisa identità come la prolificità nei minuti finali e l’efficacia dei giocatori subentrati.
Più indizi formano una prova: non è casuale il fatto che nell’organico rosanero chi entra a partita in corso riesce quasi sempre a lasciare il segno. Merito ovviamente dei protagonisti sul rettangolo di gioco (sugli scudi in questo caso Puscas, match-winner nel recupero con un tap-in di testa a porta vuota propiziato da uno ‘scavetto’ di Nestorovski e vicino al gol anche pochi minuti prima con un tiro di sinistro che ha centrato l’incrocio dei pali, e Falletti, entrato bene in partita con l’assist per il primo gol da calcio d’angolo e il fallo ai suoi danni costato al tramonto del match l’espulsione di Idda) ma anche di Stellone. Tenendo tutti sulla corda ed effettuando diverse rotazioni tra una partita e quella successiva il tecnico si ritrova al momento opportuno giocatori pronti e sempre sul pezzo. Abili, peraltro, ad uscire il coniglio dal cilindro in gare complicate e difficili da sbloccare come quella di oggi contro il Cosenza. A volte sono proprio queste le vittorie più belle. Affermazioni i cui canoni di bellezza sono determinati non dall’estetica o dalla linearità del gioco ma dall’incisività degli strumenti utilizzati (pazienza, sacrificio e sofferenza oltre alla componente fortuna) per arrivare alla conquista di una ‘pesante’ posta in palio.