Caltagirone, quattro agenti indagati per il suicidio in carcere «Indagini per capire in quanto tempo è avvenuta la morte»

Quattro agenti di polizia penitenziaria in servizio nella casa circondariale di contrada Noce a Caltagirone sono stati iscritti nel registro degli indagati per la morte di Giuseppe Randazzo. Il 50enne calatino che si è impiccato, la sera dello scorso 17 agosto, all’interno della sua cella utilizzando il cordoncino dei pantaloncini che indossava. Randazzo si trovava in carcere da tre giorni dopo essere stato arrestato dalla polizia con l’accusa di avere ucciso la moglie Caterina Di Stefano di 46 anni. Per i quattro agenti, adesso, il capo di imputazione è omicidio colposo mediante omissione. Il sindacato nazionale autonomo di polizia penitenziaria (Sinappe) sostiene però che «per l’uomo non era stato previsto nessun particolare regime di sorveglianza detentiva», come conferma a MeridioNews il segretario provinciale Angelo Allegra.

Intanto, la magistratura sta facendo tutti gli accertamenti del caso. «Noi non abbiamo fatto nessuna segnalazione o denuncia», spiega a MeridioNews l’avvocato Francesco Villardita, il legale che assiste uno dei due figli della coppia. «Al momento, c’è un’indagine serrata da parte della procura della Repubblica e a noi risulta che il pubblico ministero abbia già sentito numerose persone». Sul corpo del 50enne è stata eseguita l’autopsia «che – aggiunge il penalista – non ha lasciato dubbi sul fatto che si sia trattato di un suicidio. Stando ai primi elementi emersi, la morte sarebbe avvenuta per asfissia». Quello che adesso, però, l’indagine dovrà chiarire è se ci siano state delle omissioni da parte di chi avrebbe dovuto vigilare per garantire l’incolumità fisica del detenuto

Saranno ulteriori esami anatomopatologici a confermare la causa del decesso e soprattutto a dire in quanto tempo è avvenuta la morte di Randazzo. «Ci sono casi in letteratura scientifica – dice Villardita – in cui persone sono rimaste vive anche per mezz’ora». Questi accertamenti autoptici sulla durata del periodo asfittico potrebbero, dunque, anche chiarire per quanto tempo il detenuto non sarebbe stato controllato. «Altra cosa ancora da verificare – aggiunge l’avvocato – è la misura di sorveglianza alla quale era stato sottoposto, se alta o a vista. Al momento, siamo in attesa degli sviluppi». 

Intanto, gli agenti di polizia penitenziaria hanno proclamato uno stato di agitazione. «Da giovedì 10 settembre metteremo in pratica l’astensione obbligatoria dalla mensa di servizio – spiega Allegra – per dare un segnale forte agli uffici superiori sia di Palermo che di Roma». Una protesta correlata all’apertura dell’indagine sulla morte di Randazzo anche se, già da tempo, gli agenti lamentano le condizioni a cui sono costretti a lavorare. «Nella casa circondariale di Caltagirone ci sono oltre cinquecento detenuti per un totale di 120 poliziotti operativi. Quello che noi chiediamo – sottolinea il segretario del Sinappe – è che il personale venga incrementato: più risorse per garantire sicurezza e vigilare in maniera più serena ed evitare eventi critici di qualsiasi genere». 


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