Calcio Catania, 3-2 contro il Martina  Partita in salita, decide un gol di Calil

L’esame di maturità sostenuto a Caserta – che avrebbe potuto spingere l’entusiasmo rossazzurro oltre il prudente limite della salvezza – non è andato come da attese. Rimandato indietro con due reti a zero, il Catania deve tornare a fare i compiti per casa. Impegni meno complicati ma utili a migliorare la preparazione e necessari per valere l’ammissione alla prossima verifica. Quello assegnato per domenica era battere il Martina Franca in 90 minuti. Sembrava ne potessero bastare venti, al Catania. Due reti e risultato ottenuto. Ma a rimettere in gioco tutto ci pensa una decisione arbitrale.

Entrambe le squadre hanno cinque punti in classifica e lottano per allontanarsi dalla zona playout. Ma lo scontro non può dirsi alla pari. Il rendimento sul campo è all’opposto. Quattro vittorie, due pareggi, una sconfitta per il Catania. Una vittoria, due pareggi, quattro sconfitte per la formazione pugliese. Differenza che sul campo viene fuori subito. Sono i rossazzurri a imporre il ritmo alla gara – ossessivo a tratti – ed a cercare per primi il gol. Lo schema su rimessa laterale – che come contro il Catanzaro sfrutta la poca conoscenza della regola del fuorigioco da parte degli avversari – riesce di nuovo ma non porta alla rete.

Perso l’effetto sorpresa, Pancaro salta al piano C, come cross. Forti sulla legge dell’offside – ripassata grazie agli urlacci dell’allenatore Giuseppe Incocciati – i difensori in maglia gialla si fanno scoprire impreparati su questo altro fondamentale del calcio. Sul traversone rasoterra calciato da Lulli – che al 12esimo fa attraversare al pallone tutta l’area di rigore, da destra a sinistra – gli avversari guardano la sfera e si dimenticano di Calil, il centravanti. Che invece – superata l’amnesia sofferta contro la Casertana – si ricorda come segnare i gol facili. Tocco di interno – a pochi passi dalla linea di porta – e mani alzate verso la curva Nord.

Dieci minuti non bastano, all’allenatore degli ospiti, per terminare la lezione sui cross ai suoi giocatori. Sorpresi ancora una volta, ma stavolta l’azione parte dalla sinistra, dal traversone di Scarsella. Il numero dieci – da fondo campo – trova la deviazione di testa di Calderini. Poco distante dal palo alla sinistra di Viotti, l’attaccante rossazzurro – alla meno peggio – indirizza il pallone verso la porta. Tanto basta per vincere la resistenza del portiere in maglia verde. Sotto di due reti il Martina Franca non riuscirà a rispondere fino alla ripresa, su suggerimento di Viotti. Non il portiere dei pugliesi, ma l’arbitro.

Cinque minuti dopo l’inizio del secondo tempo il fischietto del giudice di gara suona, assegnando un calcio di rigore al Martina Franca. Nota stonata – nella musica che fino a quel momento il Catania stava suonando agli avversari – quanto il colore del cartellino sventolato in faccia a Scarsella. Il presunto autore del fallo, che esce applaudito dai tifosi. Dal dischetto, nonostante i fischi degli 11324 presenti al Massimino – meno i circa 30 tifosi pugliesi nel settore ospiti – Baclet mette a segno la rete del 2-1. Più difficile la punizione che – da circa trenta metri – lo stesso attaccante infila nella stessa porta dopo qualche minuto. Conclusione a giro che vale il pareggio.

Il Massimino attribuisce il merito della rimonta per lo più all’arbitro. Rimproverato di interpretare il regolamento del pallone con rigidezza e puntiglio fin troppo variabili. I falli di gioco  – segnalati imponendo il braccio perfettamente ad angolo retto col corpo -, i gialli e i rossi – mostrati a braccio teso, inarcando la schiena per spingere il cartellino più in alto possibile – e tutte le altre decisioni – prese a gambe unite, fermo sul posto, ritto col busto e senza sentire ragioni – esasperano gli animi dei tifosi rossazzurri tanto da spingerli dopo qualche minuto  a qualcosa di mai sentito finora.

L’inferiorità numerica non spegne le ambizioni e le possibilità del Catania. La gara è più equilibrata ma – superata l’onda emotiva sulla quale il Martina Franca aveva raggiunto il pareggio – i rossazzurri riordinano le idee, le posizioni e soprattutto gli schemi. Ricordando quello che tanto successo aveva avuto nel primo tempo: la dura legge del cross. Russotto – appena spostato sulla sinistra al posto di Falcone – lascia partire il traversone che al 79esimo vale la rete del nuovo vantaggio. L’autore è ancora Calil, che aveva già segnato l’1-0. Stavolta – ma sempre lasciato in un’inusuale solitudine – mette dentro di testa il gol del 3-2. Risultato che vacillerà poco dopo.

Quello che accade – di finora inedito – è che la gioia del pubblico sul gol della possibile vittoria della squadra di casa – segnato in rimonta, a pochi minuti dalla fine, in inferiorità numerica – sia superata dalla stizza accumulata verso la direzione arbitrale. L’inno che parte del Massimino alza – mentre Calil esulta e la panchina rossazzurra si abbraccia -, è un coro contro l’arbitro Viotti. Ma ancora più forte sarà il boato – all’89esimo minuto – quando il portiere Bastianoni respinge il pallone come può, verso il palo, su conclusione di un attaccante ospite. La sfera cade sulla linea. Tra gli scarpini che provano a calciarla dentro e quelli che la vorrebbero spingere fuori, arriva per primo quello di Garufo. Che fissa il risultato sul 3-2.

Il Catania sale a otto punti in classifica e stacca di una lunghezza la zona play-out. Senza penalizzazione ne avrebbe diciassette e sarebbe il primo della graduatoria, davanti al Messina. In sala stampa l’allenatore degli ospiti Incocciati risponde sul risultato: «A un certo momento ho pensato di vincere, abbiamo messo il Catania in difficoltà – e lamenta – A fine gara il Catania ha nascosto i palloni». Mentre Giuseppe Pancaro dice «Rigore ed espulsione non c’erano, la squadra ha offerto una grande prova di maturità». 


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