Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, è una persona intelligente. Certe volte dice cose condivisibili. Altre volte ci ricorda tanto il Woody Allen del “mi vengono in mente opinioni che non condivido”.
Alla Zanzara, su Radio 24, ha detto: Darei un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia. Ha introdotto delle leggi che ci hanno consentito di sequestrare in tre anni moltissimi beni ai mafiosi. Siamo arrivati a quaranta miliardi di euro.
Se non ricordiamo male, qualche settimana fa, la Corte di Cassazione – non un giudice ‘ragazzino’, tanto per essere precisi, ma i giudici della Suprema Corte del nostro Paese – nelle motivazioni della sentenza su Marcello Dell’Utri (per la cronaca, la sentenza che ha annullato con rinvio la condanna di Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa: con rinvio significa che il processo dovrà essere rifatto in Corte d’Appello), hanno ‘tecnicamente’ fatto ‘nuovo proprio Silvio Berlusconi, descrivendolo come un imprenditore che pagava il ‘pizzo’ a ‘cosa nostra’.
Lo ricordiamo così, perché, magari, con tutte le cose che è costretto a fare ogni giorno, al Procuratore Grasso potrebbero essere sfuggite le motivazioni della sentenza Dell’Utri scritte dai suoi colleghi della Cassazione. Magari gli dà una ‘scorsa’, così si fa un quadro più chiaro prima di assegnare ‘premi’.
Grasso, sempre su Radio 24, ha criticato il pubblico ministero del Tribunale di Palermo, Antonio Ingroia, dicendo: “Fa politica utilizzando la sua funzione. E’ sbagliato. Come ha sbagliato ad andare a parlare dal palco di un congresso di partito. Deve scegliere. E per me è tagliatissimo per fare politica.
Anche Grasso, qualche tempo fa, ha annunciato di volere entrare in politica. Magari quando sarà in pensione. O ricordiamo male?
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