A dispetto di quanto accaduto nel 2018, quest'anno non si dovrebbe andare incontro a ricorsi alla giustizia amministrativa. La Regione ha tenuto conto del parere dell'Ispra. Prevista una pre-apertura nella prima metà di settembre
Caccia, nuovo calendario non dispiace agli ambientalisti «Però sui conigli e l’uso del furetto c’è poca chiarezza»
«Non si può negare che un passo avanti sia stato fatto. Bisogna sperare che non si ceda alle pressioni del comparto venatorio». Il voto che il Wwf dà al calendario venatorio per la prossima stagione di caccia supera la sufficienza. Certo, per chi vorrebbe l’abolizione dell’attività si tratta sempre di un compromesso duro da accettare, ma rispetto al passato le cose sembrano andare meglio.
Ad annunciare le nuove direttive che disciplineranno la caccia è stato nei giorni scorsi l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera. Si partirà come previsto dalla legge la terza domenica di settembre, anche se in realtà prima ci saranno tre giorni riservati alla cosiddetta pre-apertura. Le due domeniche precedenti e un mercoledì. Per i circa 24mila cacciatori che ogni anno in Sicilia imbracciano le doppiette resta il limite di 15 capi al giorno, per un massimo di tre giorni a settimana. «Questi riferimenti lasciano il tempo che trovano – commenta Ennio Bonfanti, referente per la fauna di Wwf Sicilia -. Infatti parliamo di limiti che difficilmente vengono raggiunti e quindi sarebbe come fissare per le autostrade una velocità massima di 300 chilometri orari. Praticamente è come dire che ognuno può fare quello che vuole». Tuttavia per l’associazione ambientalista il nuovo calendario venatorio presenta dei tratti più rispettosi degli ecosistemi. «Finalmente dopo anni di battaglie soprattutto legali, con ricorsi al Tar e al Cga, sono stati raggiunti diversi risultati che salutiamo con favore – continua Bonanni -. Sarebbe ingenuo non considerare che gli indirizzi della Regione non siano stati condizionati dal timore di ritrovarsi a fronteggiare nuovi ricorsi, ma ciò che conta è il risultato».
Da questo punto di vista il calendario prevede che la preapertura non riguarderà la tortora, mentre per le specie migratorie come la quaglia, gli anatidi e i trampolieri se ne parlerà il 2 ottobre. Bisognerà attendere il 15 settembre per sparare a volpi, colombacci, gazze e ghiandaie. Guardando alle chiusure, invece, il 20 dovranno essere sospese le attività venatorie che riguardano turdidi, anatidi e trampolieri; mentre per la beccaccia lo stop avverrà già il 10 gennaio. Per quanto riguarda invece il cinghiale, lo si potrà cacciare tra il 2 novembre e il 30 gennaio, con alcune restrizioni per l’ultimo mese. Infine dall’elenco degli animali a cui si può sparare sono state escluse diverse specie, come moriglione, pavoncella e moretta.
«Sono state accolte molte delle indicazioni date dall’Ispra, l’ente che invece era stato completamente trascurato un anno fa, con la conseguenza di portare le associazioni ambientaliste a rivolgersi alla giustizia», spiega Bonfanti. Per l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, tuttavia, sarebbe stato meglio che per l’inizio della stagione si fosse atteso ottobre. «La legge consente di anticipare a settembre, anche se le motivazioni per una decisione di questo tipo si fa sempre fatica a comprenderle», sottolinea Bonfanti.
Ciò che invece ancora non è chiaro riguarda la caccia al coniglio e l’uso del furetto. Bandiera ha dichiarato che questa tipologia di caccia potrà essere effettuata, così come richiesto dalle associazioni venatorie. All’articolo 11 viene specificato che al momento è vietata, e prima che le cose possano cambiare bisognerà attendere l’esito del censimento che è tutt’ora in corso. «Strano che l’assessora riesca a predire il risultato di questo monitoraggio», conclude Bonfanti.