Cable Park, il Cga nomina perito per fare chiarezza «Vanno accertate dimensioni delle opere realizzate»

Sarà il 2021 a fare chiarezza sulla vicenda Cable park ad Acireale. Il Consiglio di giustizia amministrativa, il 17 dicembre, si è riunito per discutere il ricorso presentato dalla Wake Surf Center, ennesimo capitolo di una storia intricata nata nel 2016. All’origine del ricorso c’è la sentenza del Tar che, due anni fa, aveva da una parte confermato la necessità di una concessione edilizia per la realizzazione delle opere sorte in via San Piero Patti, nella frazione di Aciplatani e, dall’altra, sottolineato come la decisione del Comune di archiviare il procedimento per la variante urbanistica, in seguito all’accertamento del presunto abuso edilizio, fosse stata comunque sproporzionata. I giudici amministrativi di secondo grado hanno deciso che per dirimere la controversia – «tenuto conto dell’evidente difformità con cui vengono descritte dalle parti processuali le opere realizzate» – sarà necessario acquisire dati il più possibile oggettivi su ciò che è accaduto nel terreno un tempo di proprietà di Sebastiano Scuto, l’ex padrone di Aligrup. A effettuare il sopralluogo sarà un tecnico del Genio civile di Palermo.

«Il collegio reputa indispensabile, ai fini del decidere, accertare l’esatta consistenza e struttura di tutte le opere realizzate compreso il bacino idrico e le strutture prefabbricate», si legge nel dispositivo. La perizia riguarderà in particolar modo le dimensioni, la modalità di realizzazione e l’amovibilità delle due strutture in legno, che la Wake Surf Center realizzò a inizio 2017, pochi mesi prima di avere la conferma dalla Regione sulla non necessità di valutare l’impatto ambientale del progetto Cable park. Compito del perito sarà anche la misurazione dello specchio d’acqua su cui gli amanti del wakeboard avrebbero dovuto fare scivolare le proprie tavole. I privati, da anni, ribadiscono di non avere fatto nulla di illecito, considerati i pareri positivi all’epoca già ottenuti da parte della Soprintendenza ai beni culturali, dell’Asp e del Genio civile e intendendo le opere come «interventi autonomi e di secondaria importanza», pienamente in linea con la normativa in materia di edilizia. Di avviso totalmente opposto il Comune che, nell’estate di tre anni fa, prima mandò i vigili urbani a ordinare la sospensione del cantiere e poi denunciò – il procedimento è stato archiviato nel 2019 su richiesta stessa della procura – il progettista Gianfranco Caudullo e la presidente del consiglio d’amministrazione Luisa Rannisi.

L’archiviazione, tuttavia, non ha inciso in alcun modo sul groviglio amministrativo. Così che la situazione di stallo si è prorogata e, laddove qualche cosa si è mossa, è stata nella direzione opposta a quella sperata dalla Wake Surf Center: il Comune, infatti, dopo avere accertato il mancato rispetto dell’ordinanza di demolizione, ha avviato l’iter per acquisire l’intera area, subentrando di fatto al privato inadempiente. Una sostituzione che si è concretizzata nella primavera dello scorso anno, poco prima che la conferenza di servizi – riaperta per disposizione del Tar – venisse definitivamente chiusa con un parere negativo.

Nell’ultimo anno, la vicenda è finita più volte al centro dell’attenzione, finendo oggetto di dibattiti in Consiglio comunale. A pronunciarsi è stato anche l’assessore regionale al Turismo Manlio Messina, che il mese scorso ha attaccato la giunta guidata dal sindaco Stefano Alì, sostenendo che l’amministrazione si sia sottratta a un incontro chiarificatore tra le parti. L’ente comunale è fermo sulla posizione secondo cui l’unica soluzione può passare da un accertamento di conformità, ovvero una presa d’atto dell’abuso per poi accedere alla sanatoria. Ipotesi, questa, che la Wake Surf Center ha sempre scartato per due motivi: per il convincimento di non avere fatto nulla che non poteva essere fatto e perché la procedura dell’accertamento di conformità è regolata dal principio del silenzio diniego. Che prevede, in caso di una mancata risposta del Comune entro i termini fissati dalla legge, la chiusura della pratica e, nel caso specifico del Cable park, la pietra tombale sul progetto.

Dal momento in cui al Genio civile di Palermo arriverà la notifica dell’incarico da parte del Cga, la partita dovrebbe chiudersi nel giro di cinquanta giorni. L’udienza in cui verranno presi in considerazioni i nuovi elementi si terrà, invece, il 16 giugno 2021. Praticamente cinque anni dopo dal giorno in cui gli imprenditori si presentarono allo Sportello unico delle attività produttive del Comune di Acireale per depositare il progetto


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