Buona Scuola, insegnanti al lavoro ma senza cattedra Da Palermo al Nord: «Pagato per non lavorare, frustrante»

Dopo due settimane dall’inizio della scuola sono migliaia gli insegnanti già di ruolo in tutta Italia che non hanno trovato posto dietro le cattedre e dentro le classi e occupano il tempo a spingere il fumo con un bastone, detto siciliano che spiega con un’immagine chiara l’inutilità di un’azione. La loro presenza in diverse scuole risulta inutile, come spiega Daniele Costantino, insegnante originario di Marineo (Pa) che come tanti colleghi è stato costretto ad abbandonare la sua terra per lavorare più a Nord, e per cinque anni ha lavorato a Biella mentre quest’anno ha ottenuto il trasferimento in un liceo classico di Torino

Tutto nasce dalla riforma della Buona Scuola che ha previsto di potenziare l’organico scolastico con dei docenti destinati ad ampliare l’offerta formativa della scuola, per far fronte alla complessità dei bisogni formativi degli studenti, alle esigenze e alle necessità didattiche e organizzative della scuola, rimodulando i percorsi didattici, utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità, ampliando l’offerta formativa attraverso l’introduzione di insegnamenti opzionali, attuando una organizzazione flessibile, migliorando la qualità dell’inclusione, favorire una articolazione modulare dei tempi e della struttura della didattica, l’apertura delle classi e l’articolazione delle stesse, gli scambi di docenza, la realizzazione della didattica laboratoriale, l’individualizzazione e la personalizzazione dei percorsi formativi, la sostenibilità delle sostituzioni per assenze brevi grazie all’utilizzo di tutto l’organico dell’autonomia.

Belle parole, ma la realtà è purtroppo totalmente diversa: «Io sono in un liceo classico – spiega Daniele – va da se che i ragazzi devono studiare molto, quindi il preside mi ha spiegato che fare dei laboratori o delle attività extra scolastiche pomeridiani è inutile perché i ragazzi non verrebbero. Peraltro la scuola è satura d’iscritti e non ci sono aule neppure per pensare allo sdoppiamento delle classi più numerose o svolgere i progetti immaginati dalla norma». Il 5 settembre la nota MIUR n.2852 ha anche formalmente eliminato la distinzione tra docenti normali e di potenziamento, includendo tutti i docenti in servizio presso le singole scuole nell’organico dell’autonomia

Purtroppo le attribuzioni dei docenti da parte del MIUR nelle scuole è stata operata in maniera del tutto casuale, senza spesso tener conto delle esigenze delle scuole, con docenti assegnati a istituti dove non esiste la materia insegnata da questo, e altre storie di utilizzi irregolari dei docenti, molte delle quali sono raccolte da uno dei principali blog della scuola, nonché di un sistema assolutamente impreparato ad accogliere le novità proposte dalla Buona Scuola. 

«Per me tuttavia non c’è nulla da fare – continua Costantino – con tre specializzazioni all’insegnamento, di cui una per il sostegno ai ragazzi disabili, svariati corsi di perfezionamento, un master di secondo livello, anni di formazione in servizio (pagata dal MIUR), commissario al concorso docenti 2016, devo passare 18 ore a settimana a scuola senza far niente, al massimo a sostituire qualche collega assente, senza nessuna continuità né alcun reale impiego didattico. Tutto ciò – continua l’insegnante- oltre che un incredibile spreco di risorse (più di 1400 euro al mese + tredicesima), è incredibilmente frustrante. Ho lasciato la mia terra per insegnare e mi ritrovo ad essere parcheggiato in sala insegnanti, senza alcuna prospettiva se non quella di fare il tappa buchi. La situazione assume una connotazione comico-grottesca considerando che la scuola ha già attivato progetti di approfondimento chiamando, e pagando, personale esterno per ambiti per i quali io sono in possesso di titoli ed esperienze». 

«L’assurdo è – aggiunge Costantino – che io non appartengo alla schiera dei docenti assunti per curriculum e chiamata diretta: sono titolare a tempo indeterminato su questa scuola. Quindi non c’è il rischio che perda il posto se non per calo d’iscritti ma allo stesso tempo sono quindi passeggiatore e tappa-buchi a tempo indeterminato. Mi chiedo se era questo che il governo aveva in mente quando parlava di valorizzazione del merito. Da lavoratore mi sento umiliato. Da cittadino mi vergogno nel vedere il mio Stato buttare via risorse in questo modo. Nella mia scuola siamo almeno in sei in questa situazione, centinaia di migliaia in tutta Italia. Intanto – conclude l’amareggiato professore – a fronte del mio parcheggio qui in altre scuole, anche nella stessa città e regione, si assumono supplenti anche non abilitati per svolgere il mio lavoro».


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