Il 19 settembre 1982 un professore americano proponeva i tre caratteri per simboleggiare un sorriso ed evitare equivoci
Buon compleanno :-). Lo Smiley compie 25 anni
Agli appassionati di lettere (al mondo intero, per la verità) il nome di Scott E. Fahlman non dice nulla. Eppure questo oscuro professore della Carnegie Mellon University ha portato più emozione alla scrittura mondiale di tanti più celebrati autori. E’ stato infatti Fahlam a introdurre, 25 anni fa, il concetto di “emoticon”: tre semplici caratteri (due punti, trattino, parentesi tonda) per simboleggiare una faccia sorridente nelle comunicazioni elettroniche.
Era il 19 settembre 1982 quando il professore, allora trentaquattrenne, inviò a una bacheca elettronica della Carnegie Mellon un messaggio destinato a passare alla storia: “Propongo i seguenti caratteri per indicare le burle:
🙂
Leggeteli ribaltati su un lato”.
Il simbolo, che permetteva di riconoscere immediatamente i messaggi ironici, evitando gli equivoci tipici della comunicazione scritta, venne
subito adottato dai colleghi di Fahlman e si diffuse rapidamente in ambito accademico. Il boom di internet negli anni Novanta l’ha reso universalmente noto, affogandolo in un mare di varianti: il punto e virgola simbolo dell’occhiolino, la D simbolo della risata a bocca aperta, la P simbolo della linguaccia. “A volte mi chiedo quanti milioni di persone hanno digitato questi caratteri, e quante hanno inclinato la testa per leggere uno smiley”, dice Fahlman celebrando l’anniversario.
La paternità dello smiley sembra abbastanza acclarata, per quanto non siano mancati anche prima del 1982 tentativi meno fortunati di emoticon: nell’alfabeto Morse, fin dal 1857, era previsto il codice “73” per indicare brevemente “saluti e baci”. Nel 1912 un giornalista americano, Ambrose Bierce, propose la sequenza __/ come simbolo di una bocca sorridente. Prima di Fahlman fu addirittura Vladimir Nabokov, l’autore di Lolita, ad augurarsi “l’esistenza di un particolare segno tipografico per il sorriso” con il quale rispondere ironicamente alla domanda di un giornalista del New York Times.
In occasione del venticinquesimo anniversario, la Carnegie Mellon University ha lanciato un premio annuale di 500 dollari, lo “Smiley Award”, per l’innovazione nelle comunicazioni elettroniche. Chissà se tra i discepoli di Fahlman ci sarà qualcuno in grado di introdurre una novità semplice, efficace e rivoluzionaria come quei tre caratteri nati un quarto di secolo fa.