«C'è tanto da fare ancora». Il traguardo del decimo compleanno della formazione rugbistica etnea non è un punto d'arrivo. Non per Piero Mancuso, fondatore del club e allenatore. «Siamo in questo strano quartiere ormai da vent'anni. Per noi è un modo per trovare un percorso educativo con i ragazzi». Guarda il video
Briganti rugby, dieci anni tra i ragazzi di Librino «Da un piccolo laboratorio al campionato in C1»
«Tutto è partito da un piccolo laboratorio, ora c’è un’attività sportiva che parte dall’under otto fino alla squadra seniores, che disputa il campionato di serie C1». Piero Mancuso, fondatore dei Briganti rugby di Librino non nasconde la sua soddisfazione. Nel giorno in cui, con la presentazione della squadra per la stagione 2015/2016 e un’amichevole tra i seniores e gli under 18, la formazione rugbistica etnea festeggia i dieci anni dalla sua nascita. «Si tratta di un’attività completa che ci impegna moltissimo e coinvolge circa trenta persone – continua Mancuso – Lavoriamo tutti a titolo volontario ma devono comunque venire al campo a gestire tutti questi gruppi».
Con un campionato ancora tutto da giocare, tra le file dei Briganti ci sono già tra i 250 e i 300 ragazzi: «Certo, c’è un aspetto sociale legato alla ripresa di quest’impianto e al lavoro con i ragazzi del quartiere ma adesso c’è anche un’attività sportiva vera e propria», prosegue Piero Mancuso. Che aggiunge: «Siamo in questo strano quartiere che è Librino ormai da vent’anni. Per noi è un modo come un altro per trovare un percorso educativo con i ragazzi. Il rugby insegna delle cose molto utili in campo, e soprattutto fuori dal campo».
Il campo, per i Briganti, è il San Teodoro. Prima liberato dal degrado, il 25 aprile 2012, poi ottenuto in gestione dal Comune di Catania, il 12 maggio 2015. «Ho due ricordi molto forti – afferma Mancuso – Il primo è l’intitolazione della club house a Peppe Cunsolo, un ragazzino che giocava con noi. Poi siamo andati via dal quartiere per la mancanza di campi e lo abbiamo perso, ha avuto un incidente stradale e non c’è più. Quell’incidente è stato la molla per entrare qui». L’altro ricordo, invece, è «la prima partita giocata qua dentro. La ricordo con grande orgoglio. Quando la mia under 16 è riuscita a battere una squadra molto più accreditata». Ma dopo i ricordi è il momento dei progetti: «Adesso bisogna guardare avanti con altri obiettivi. Dobbiamo attivare una raccolta fondi per il rifacimento del campo. Serviranno dai 100 ai 150mila euro. C’è tanto da fare ancora».