Briganti Librino, la musica dei 99 Posse per il prato «Allo sport servono menti illuminate nei posti giusti»

I Briganti di Librino si meritano un prato. E tocca ai catanesi mobilitarsi per contribuire alla crescita di una realtà del territorio che permette agli sportivi di allenarsi portando avanti le proprie passioni e ai bambini del quartiere di studiare in un posto accogliente. Ecco perché l’associazione culturale Gammazita ha invitato i 99 Posse e il rapper Picciotto a esibirsi domenica 18 dicembre alle 21 al centro sociale Auro di via Santa Maria Del Rosario, per sostenere la campagna di crowdfunding nata per realizzare il sogno dei rugbisti di dare un prato al campo San Teodoro.

«Quella del San Teodoro è una struttura in divenire – spiega Angelo Scrofani, uno dei componenti della squadra – che stiamo cercando di rimettere su con le nostre forze, mettendoci soldi e sudore ma senza dover dire grazie a nessuno». Lo spazio nel cuore di Librino – per anni lasciato al degrado e all’abbandono – è stato occupato e recuperato quattro anni fa dalla squadra, che ha lavorato per rimettere in sesto gli spogliatoi, due palestre – di cui una è ancora work in progress – e un’area trasformata da uffici a club house. «È la parte fondamentale – chiarisce Scrofani – all’interno della quale abbiamo creato la biblioteca popolare Librineria, dove si fa dopo scuola con i bambini e diverse attività con le persone del quartiere».

La struttura è grande e le energie non sempre sufficienti. Per questo a maggio è partita la campagna di raccolta fondi che fino a dicembre sarà possibile sostenere su Produzioni dal basso, mentre da gennaio la raccolta si sposterà su un’altra piattaforma, che verrà comunicata dal gruppo. «In quest’ottica una grande mano ce l’hanno data tanti attivisti esterni, non per forza appartenenti alla società dei Briganti». Tra cui, appunto, Gammazita, che ha organizzato uno di quelli che vengono definiti «eventi e microeventi a sostegno della campagna». «Il San Teodoro non è dei Briganti ma è un bene comune – aggiunge il ragazzo – ed è un segnale forte che la comunità si mobiliti per regalarci un prato che non si trasformi in una palude con la pioggia».

Sistemare il campo significherebbe offrire maggior qualità ai tanti frequentatori e innalzarne il numero. «Lavoriamo con i tesserati, le scuole, il rugby con le giovanili complete, la squadra femminile senior e under 14 e qualcuno di loro potrebbe anche trovare una squadra con cui crescere e fare nuove esperienze». Molto è stato fatto e molto c’è ancora da fare, così come in tante strutture della città abbandonate a se stesse. «Il mondo della palla ovale si muove sempre racimolando orari in cui un campo non viene utilizzato dalle squadre di calcio, soprattutto fuori Catania, dove il rugby è meno sentito».

«Le strutture – continua il brigante – sono carenti da Nord a Sud. Spesso tendiamo a flagellarci e considerarci arretrati ma è un problema che riguarda tutto il Paese». A Padova, per esempio, la polisportiva San Precario – che si occupa di calcio, calcio a cinque, pallavolo, basket – ha avviato la campagna Spazio allo Sport per riqualificare gli spazi lasciati all’abbandono. Per dare una smossa ci vorrebbero «delle menti più illuminate nei posti giusti», anche se per lo sportivo sono parole retoriche che lasciano il tempo che trovano. «Da cittadini abbiamo pensato fosse giusto, il 25 aprile del 2012, aprire il San Teodoro e sistemarlo, senza aspettare interventi dall’alto e lanciando un segnale molto importante a chi governa la nostra città».


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