Luci, colori e proiezioni sulle facciate dei palazzi per ridare lustro a quattro monumenti del quartiere, grazie all’iniziativa promossa dal Centro di accoglienza Padre Nostro fondato dal beato padre Puglisi. Giuseppe Artale: «Quello che vogliamo realizzare è un atto di restituzione ai cittadini»
Brancaccio, video-mapping per valorizzare quartiere «Qui ci sono molti tesori, non solo mafia e degrado»
Si intitola Light in Brancaccio, letteralmente luce su uno dei quartieri più simbolici di Palermo: tanto ricco di tesori storico-architettonici quanto abbandonato a se stesso. Il progetto, promosso dal Centro di accoglienza Padre Nostro e lanciato dall’associazione culturale Baccanica punta a valorizzare il quartiere in modo innovativo e inusuale: verranno selezionati venti videomaker under 35 che, a partire dal 9 settembre, ridipingeranno con luci e colori i monumenti più significativi della zona. Sostengono l’iniziativa anche il Circolo Acli Padre Pino Puglisi e Seven Comunication. A trasformarsi in esperienze sensoriali virtuali saranno il Castello di Maredolce, il Ponte dell’Ammiraglio, la chiesa di San Gaetano e il Mulino di San Filippo.
«Si tratta di un progetto consequenziale che nasce dall’attività di alcuni centri e realtà che lavorano già nel sociale in un quartiere che sta lavorando tanto per togliersi di dosso questa etichetta di quartiere a rischio e valorizzare anche un patrimonio architettonico che non è molto conosciuto», spiega a MeridioNews Mariella Pagliaro di Baccanica. «Abbiamo pensato a Brancaccio perché dei vari monumenti palermitani che hanno ricevuto il sigillo dell’Unesco come patrimonio dell’umanità ben quattro ricadono proprio nel quartiere, ma sono quasi sconosciuti e non vengono valorizzati nel modo giusto – dice -. Vogliamo creare un interscambio con la città».
«Abbiamo partecipato a un bando della Siae intitolato S’illumina, che prevedeva dei finanziamenti per portare le arti multimediali nelle periferie urbane», spiega anche Giuseppe Artale, responsabile delle attività culturali del Centro Padre Nostro, principale promotore dell’iniziativa. «I quattro monumenti presenti nel quartiere sono stati scelti per essere restituiti alla comunità raccontandoli con occhi diversi e con nuova luce», dice. L’idea nasce anche da un’esperienza pregressa, Trip into Art, ovvero inciampare nel bello, e questo progetto in qualche modo ne è il prosieguo.
«L’uomo contemporaneo per riscoprire il bello deve inciamparci, così come diceva la filosofia di Kierkegaard – continua – Sulla base degli studi fatti dal critico d’arte Tomaso Montanari, insegnante all’Università di Napoli, il concetto è quello che attraverso le pietre e quindi i propri monumenti la comunità riesce a ricostruire la propria identità, e quindi quello che vogliamo fare è un atto di resituzione verso i cittadini, in modo che possano capire quali prospettive future sono possibili, alla luce di ciò che è stato, soprattutto in quartiere come Brancaccio, simbolo di unione culturale».
«Stiamo lavorando anche al recupero della Torre piezometrica di Brancaccio – rivela Giuseppe – Per farlo diventare un emblema di pace. Intanto, continuiamo giornalmente il nostro lavoro sul territorio, non solo sottoforma di assistenza alle famiglie ma appunto come riscoperta del quartiere, che ha letto le nostre attività con interesse e curiosità, ma è chiaro che affinché il seme possa attecchire i tempi da attendere sono lunghi».
Un modo quindi per accendere i riflettori, stavolta in tutti i sensi, su un patrimonio artistico-monumentale poco conosciuto e insignito del riconoscimento Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. Non un rione degradato e senza speranza quindi, e sotto lo strato di polvere tipiche di una Palermo, che ancora fatica a riemergere, ci sono tesori alla portata di tutti: «Brancaccio non è solo mafia e degrado», dice infatti Maurizio Artale, presidente del Centro fondato da padre Puglisi. La sfida adesso dovrà essere raccolta dai venti artisti che risulteranno vincitori del bando lanciato online da Baccanica il primo maggio. I partecipanti potranno presentare i progetti di video-mapping entro il 6 giugno. Scaduto il termine previsto, subentrerà una giuria di esperti che valuterà il contributo di ogni artista, col supporto anche di dodici laureandi della facoltà di Architettura di Palermo.
I video maker dovranno convincere la commissione con un progetto in grado di mostrare un approccio sinergico fra architettura del passato e tecnologie del presente. A settembre i progetti selezionati dagli esperti saranno proiettati sulle pareti dei monumenti del quartiere e potranno essere votati attraverso un’applicazione web dal pubblico, che sceglierà i quattro definitivi vincitori. «L’idea finale è quella di creare una giornata ad hoc da dedicare a queste proiezioni, con dei mini bus che porteranno gli spettatori da un monumento all’altro e avranno la possibilità di votare l’installazione che li colpirà di più tramite un’app web ancora in via di definizione – torna a dire Mariella – un modo per creare un contatto diretto fra la gente e gli artisti».