Borrometi convocato in commissione regionale Antimafia Audizione su ciclo rifiuti, nessuna domanda su sua vicenda

La commissione regionale Antimafia guidata da Claudio Fava ha convocato il giornalista Paolo Borrometi per un’audizione fissata il 26 febbraio. Si tratta di un incontro che rientra nell’inchiesta che sta portando avanti la commissione dell’Ars sul ciclo dei rifiuti. In particolare Borrometi, sul suo sito La Spia, nel 2015 denunciò le attività della mafia a Scicli. Comune che poco dopo, a seguito di un’indagine della Dda di Catania sulle infiltrazioni nell’appalto dei rifiuti, è stato sciolto per mafia. 

La commissione, nell’ambito dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, ha voluto aprire una parentesi proprio sullo scioglimento di due Comuni siciliani negli ultimi anni: Scicli e Siculiana. Due provvedimenti distanti nel tempo – il primo nel 2015, l’altro nel 2008 – ma con alcune analogie: la prima è che i procesi agli amministratori locali si sono chiuse con delle assoluzioni, la seconda è che entrambi i Comuni, poco prima dello scioglimento, stavano lottando contro la realizzazione di alcuni grandi impianti privati di rifiuti. Coincidenze? È quello che in questi mesi sta provando a capire la commissione. In particolare per quanto riguarda Scicli, l’indagine Eco portò alla condanna per associazione a delinquere semplice di sette persone, che avevano infiltrato la ditta di rifiuti che gestiva il servizio in città. Ma il giudice decise l’assoluzione dell’ex sindaco Franco Susino, che era accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa, sottolineando che «è inaudito che l’imputazione abbia superato il vaglio dell’udienza preliminare».

Borrometi, dunque, viene convocato in Antimafia nell’ambito di questo filone. Il giornalista è stato naturalmente avvisato preventivamente e con lui è stata concordata la data dell’audizione. Nulla c’entra la recente richiesta di sette deputati (poi alcuni hanno ritirato la firma dopo le polemiche generate dall’iniziativa) all’Antimafia regionale di indagare su tre episodi che hanno riguardato lo stesso Borrometi e che hanno contribuito all’assegnazione della scorta al giornalista: l’aggressione subita a Modica, l’incendio al portone della sua abitazione e il presunto piano di attentato con autobomba. 

A fronte di quella richiesta la commissione non ha aperto un fascicolo, ma da prassi ha chiesto alle tre Procure interessate – Catania, Ragusa e Siracusa – gli atti riguardanti questi fatti. Finora l’unica ad aver risposto è stata quella etnea, nelle cui indagini sulla mafia del Siracusano sono finite anche le intercettazioni in cui si parla della volontà di vedere morto Borrometi. Allegata ai fascicoli, il procuratore Carmelo Zuccaro ha aggiunto una lettera di una pagina a sua firma in cui scrive che «per quanto concerne il presunto fallito attentato con autobomba che sarebbe stato commissionato dai mafiosi di Pachino, va evidenziato che l’ipotesi dell’autobomba costituisce un’interpretazione del giornalista, tutt’altro che campata in aria ma non suffragata da altri riscontri, di una conversazione intercettata». Tuttavia nell’audizione del 26 nessuna domanda verrà posta dalla commissione su questi aspetti, non essendo aperto alcun fascicolo. 

Quella di Borrometi sarà una delle ultime audizioni sul ciclo dei rifiuti, durante il quale sono stati sentiti amministratori locali, esponenti della giunta del governo regionale (proprio ieri è stato il turno dell’assessore Toto Cordaro), dirigenti e funzionari della Regione, imprenditori e rappresentanti di associazioni di categoria. La relazione finale dovrebbe essere depositata e discussa all’inizio di marzo per essere definitivamente pubblicata prima della fine di quel mese

Successivamente la commissione aprirà una nuova inchiesta sulla gestione dei beni confiscati in Sicilia. Sia per produrre un lavoro di analisi della situazione attuale e di censimento degli immobili e delle aziende sotto confisca, sia per studiare eventuali accorgimenti su una normativa che negli ultimi anni ha mostrato delle debolezze.


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