L'usanza di un giorno dedicato agli sconti si estende in città. «È un sistema pensato per togliere soldi dalle tasche dei cittadini» dice il giornalista Billitteri. Per il sarto Crimi «si è persa l'esigenza di un reale bisogno». Piparo ironico: «A virità è ca picciuli un cinnè cchiù»
Black friday, un’altra moda importata dagli Usa «Solo una scusa per comprare minchiate inutili»
Dalla febbre del sabato sera all’influenza del Black friday: arriva anche a Palermo l’usanza americana che prevede sconti molto forti su diversi prodotti in commercio. Così dopo san Valentino e Halloween arriva anche il venerdì nero, tutti giorni legati a doppia mandata al consumismo sfrenato. Come al solito noi italiani, siciliani e palermitani importiamo tradizioni che non fanno parte del nostro bagaglio culturale ma vengono dagli Stati Uniti, la nazione che continua a dettare usi e consumi da tenere a livello globale. Ma non tutti in città si fanno contagiare, e anzi c’è chi resiste e contesta. «Io oggi non compro niente, neanche il pane – dice Daniele Billitteri, giornalista e scrittore palermitano -. Mi astengo dal consumo, questo posso fare e questo farò. Come palermitani siamo abituati ad avere gli sconti di fine stagione. La cosa rimarchevole è che tutti questi meccanismi di marketing tendono al consumo del superfluo. Tendiamo all’acquisto delle cose inutili. Prima si aspettavano gli sconti per comprare il cappotto o comunque cose utili, adesso col Black friday si comprano tutte minchiate inutili».
Secondo lo scrittore, «quando la gente ha avuto qualche soldino in più nelle tasche si è inventato di tutto per toglierglieli. Prima aspettavi gli sconti per acquistare un capo di qualità che costava caro, erano saldi veri – aggiunge Billitteri. Mi rifiuto di accettare un sistema pensato per togliere soldi dalle tasche dei cittadini che in questo momento sono asfittiche». Il Black friday è frutto del marketing, vale a dire la scienza del consumismo, con vere e proprie strategie per invogliare la gente ad acquistare cose prodotte ad hoc. «Questo meccanismo riguarda anche Halloween, san valentino e anche la festa delle donne – continua Billitteri -. Sono tutte date che ho cancellato dal calendario. Se ci dicono che per la festa del ringraziamento si mangia il tacchino noi facciamo una strage di tacchino. Ma noi che c’entriamo con Halloween? Abbiamo importato una festa tout court, ma noi abbiamo la nostra commemorazione dei defunti: una tradizione calda che affonda in radici antiche e che sottolinea il valore della discendenza della famiglia che continua ad essere tale anche dopo la morte dei suoi nonni. Halloween è una cosa da ragazzini, non sono cose nostre. A volte mi pare che noi siamo riusciti ad esportare solo la mafia, il modello il controllo del territorio attraverso le intimidazioni, questo è quello che abbiamo esportato».
A Palermo tante sono le realtà artigianali rinomate in tutto il mondo: tra queste un fiore all’occhiello è certamente la sartoria per uomo Crimi, nata nel 1970 e che oggi annovera al suo interno otto artigiani tra pantalonai e chi fa le asole a mano. Anima dell’antica sartoria di via Civiletti sono Mauro Crimi e suo padre. «Noi non aderiamo al Black friday – spiegano i titolari – neanche facciamo sconti di fine stagione perché noi facciamo abiti su misura a mano, non produciamo mille abiti e quindi non abbiamo l’ansia di svuotare i magazzini. Il mercato è viziato da questo meccanismo. Per noi vige un’altra idea di globalizzazione che è l’antitesi del Black friday. Attiriamo un’altra tipologia di acquirenti. Qui viene gente da tutto il mondo per acquistare un abito sartoriale. C’è gente che gira il mondo per acquistare un paio di scarpe fatte a mano. A noi arrivano mail di gente che progetta un viaggio quattro mesi prima per venire qui ad acquistare un capo. Siamo globali sui piccoli numeri».
«Questi fenomeni sono frutto della globalizzazione, – aggiunge Crimi – in determinati luoghi non possono essere più bloccati, sono tutti prodotti a costi bassissimi sfruttando lavoratori dall’altro lato del mondo in India, in Cina, nell’Est Europa. Sono paesi marginalizzati nella produzione di prodotti di largo consumo. Per questo si inventano meccanismi per indurre ad avere un bisogno che non esiste: è qualcosa di devastante che esce fuori dalle logiche di un’economia reale e vera». I clienti della sartoria Crimi hanno esigenze di un abito fatto a mano che punta sull’eleganza senza tempo invece che sulla moda del momento. «Noi partiamo da un punto di vista diverso, realizzando abiti per reali esigenze. Si è persa l’esigenza di un reale bisogno. Oggi abbiamo meccanismi aberranti e diabolici che portano ad un consumismo sfrenato a basso costo di cose che non servono, una scelta poco etica dal punto di vista della sostenibilità». Un altro elemento che manca, secondo Crimi, «è il contatto tra chi crea e chi acquista: quando ci sono troppi intermediari le informazioni su un prodotto vengono falsate. Noi siamo per un acquisto consapevole, l’acquisto meditato ragionato che rende felici per diverso tempo. Oggi – conclude il sarto – si spinge verso un consumo usa e getta che non soddisfa. Alla base della nostra creazione c’è il desiderio e non il bisogno».
Anche il cuntista Salvo Piparo pensa che alla fine forse è meglio tenerci il pupo di zucchero, i saldi di fine stagione e le cassate invece che i muffin. Il suo commento al Black friday è ironico: «Siamo circondati da queste terminologie dell’inglesitudine, le persone picciuli unn’hannu, è inutile che se ne escono con Black friday, spending review e a virità è ca picciuli un cinnè cchiù».