Dopo una riunione fiume che si conclude alle tre di notte, il previsionale 2016-2018 viene approvato e si passa alla fase di discussione degli emendamenti. Benestare anche al documento unico programmatico. Molti i malumori per alcune modifiche proposte all'ultimo minuto dalla stessa amministrazione
Bilancio, c’è l’ok dell’aula dopo una lunga seduta Assessore Parlato: «È un primo passo in avanti»
Aria tesa in Consiglio comunale ieri sera. Al vaglio dell’assemblea cittadina arrivano, dopo giorni di attese e rimandi, il documento unico programmatico (Dup) e il bilancio di previsione per il triennio 2016-2018. Che incassano il benestare dell’Aula nel corso di una riunione chiusa definitivamente alle tre di notte. All’indomani di una seduta andata quasi deserta. Ad approvare il Dup e il previsionale è una maggioranza formata soltanto da 15 consiglieri, mentre gli altri abbandonano l’aula consiliare in segno di protesta nei confronti del comportamento dell’amministrazione.
A premonire l’andamento è l’inizio stesso della serata che, con l’assenza dei revisori dei conti e del ragioniere generale Massimo Rosso, non lascia ben sperare a causa dei ritardi iniziali. Il dirigente, infatti, si presenta dopo mezz’ora, seguito dai contabili del Comune che arrivano con ulteriore ritardo. Tra gli scranni dell’amministrazione, al contrario della seduta precedente, siede la giunta quasi al completo con gli assessori Valentina Scialfa, Angelo Villari, Saro D’Agata, Orazio Licandro e Salvo Di Salvo. Ad accompagnarli la segretaria generale Antonella Liotta.
Prende parola tra i primi un infuocato Sebastiano Arcidiacono, che si scaglia contro Rosso: «L’atteggiamento provocatorio di questa amministrazione è al limite della sostenibilità – afferma – Prego di stigmatizzare questo comportamento». Dai banchi della maggioranza, fuori dal microfono, c’è anche chi fa notare l’assenza del sindaco Enzo Bianco, nonostante l’importanza del provvedimento al vaglio del Consiglio. Il secondo intervento è quello dell’assessore al ramo Salvatore Parlato, a cui tocca entrare nel merito – in pochi minuti – del Dup e di un emendamento al previsionale, presentato però all’ultimo momento. Nonostante la presenza di spostamenti contabili dei quali, però, non viene allegata alcuna motivazione.
«Il suo intervento è durato solo tre minuti assessore – afferma il componente del gruppo Misto Manlio Messina – Perché non ci spiegate cosa è stato cambiato? Questa relazione non è degna del Consiglio comunale. Almeno – aggiunge – diteci perché tra qualche anno saremo chiamati dalla Corte dei conti a spiegare i vostri errori». Il consigliere del Partito democratico Niccolò Notarbartolo rincara la dose e accusa l’amministrazione di «non volere lavorare». «Rimboccatevi le maniche – attacca – Vi state comportando come scansafatiche e pensate che i consiglieri siano degli utili idioti che votano senza leggere». Gli fa eco il collega Sebastiano Arcidiacono, che aggiunge: «Ma allora cosa ci avete fatto leggere quando avete presentato il testo?».
Nonostante i rimbrotti bipartisan il documento unico programmatico passa con 23 presenze, 18 voti favorevoli e cinque astenuti. Giunto il momento del bilancio vero e proprio, Parlato non nasconde l’imbarazzo. «Non è il massimo presentare un previsionale il 15 dicembre – spiega l’assessore competente – ma dobbiamo fare i conti con questa realtà e prendere atto delle difficoltà che ci troviamo ad affrontare. Non è certamente un documento contabile ideale – aggiunge – ma garantisco che è uno strumento attraverso cui ottenere i primi risultati».
Ma l’emendamento dell’amministrazione non convince moltissimi consiglieri che chiedono, da più parti, il parere dei revisori. Notarbartolo pone la pregiudiziale ma l’Aula la boccia. E inizia così una lunghissima fase di dibattito. A fare da protagonista è Manlio Messina che, a tarda sera, annuncia come il suo gruppo non parteciperà alla votazione. Dopo diversi interventi e l’ok dei revisori, la notte infinita del bilancio finisce con l’approvazione dello stesso. Un successo risicato per l’amministrazione che, oltre al risultato, dovrà anche dare una lettura politica al mancato supporto di larghe porzioni di maggioranza.
La prima analisi arriva dal gruppo Catania bene comune, che attacca: «Tagli in ogni settore, svendita del patrimonio immobiliare, privatizzazione dei beni comuni, aumenti delle tariffe, smantellamento dei servizi essenziali e delle istituzioni formative, culturali e sportive. Somme drammaticamente insufficienti sono state destinate ai Servizi sociali, alle persone diversamente abili, all’emergenza abitativa, agli anziani». «Un bilancio basato su dati falsi e documenti mancanti, dove non c’è traccia dei bilanci delle partecipate. Non è più quel tempo, Bianco ne prenda atto», spiega il leader Matteo Iannitti.