Bilancio Ars: si lavorerà sabato e domenica

Non sappiamo come finirà a Roma con la candidatura di Romano Prodi alla Presidenza della Repubblica. Ma sappiamo che a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano, si procede a tappe forzate nell’esame della manovra.

Entro oggi, a velocità supersonica, tutte le Commissioni legislative dovrebbero esprimere i propri pareri. Alle 15,00 di oggi la Commissione Bilancio e Finanze dovrebbe aprire i termini per la presentazione degli emendamenti. E’ siccome oggi è venerdì, va da sé che gli uffici dell’Ars lavoreranno a pieno ritmo sabato e domenica.

La prossima settimana toccherà alla Commissione Bilancio e Finanze avviare la maratona. Che si dovrebbe concludere la sera del 25 aprile. L’indomani, il 26, la parola passerebbe all’Aula.

La vera partita si giocherà la prossima settimana in Commissione Bilancio e Finanze. E’ lì che si deciderà tutto o, quanto meno, il 95 per cento della manovra.

Ieri e stamattina i giornali – compreso il nostro – hanno dato ampio spazio alla ‘bocciatura’ dei ticket sui ricoveri ospedalieri, In realtà, non si è trattato di una ‘bocciatura’, ma di un parere espresso dalla sesta Commissione dell’Ars (Sanità). Ciò significa che se la Commissione Bilancio e Finanze lo riterrà opportuno i ticket sui ricoveri ospedalieri potranno essere ripristinati. Appunto perché quello della sesta Commissione era un parere non vincolante.

La situazione resta confusa per una somma di motivi. C’è, in primo luogo, la coincidenza dell’elezione del nuovo capo dello Stato con l’esame della manovra economica all’Ars. Ciò significa che se Prodi non dovesse essere eletto al Quirinale, il presidente della Regione, Crocetta – che è uno dei tre grandi elettori della Sicilia – resterebbe a Roma e non potrebbe essere presente ai lavori dell Commissione Bilancio e Finanze.

Un altro motivo d confusione è rappresentato dallo scenario finanziario. Fino ad oggi l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, ha sempre detto che tutto è a posto, che i soldi ci sono, che non ci sono problemi e via continuando. Chi conosce il bilancio e, soprattutto, i conti della Regione sa che le cose non stanno effettivamente così. E che, invece, di soldi ne mancano tanti. E che il rischio di una mega-impugnativa da parte dell’ufficio del Commissario dello Stato è elevatissimo.

Del resto, la notizia che abbiamo dato poco fa – e cioè l’indiscrezione stando alla quale il Governo starebbe ricorrendo al recupero coatto delle somme erogate agli Enti di formazione professionale a titolo di integrazione – potrebbe essere il frutto del seguente ragionamento da sottoporre agli uffici del Commissario dello Stato: della serie, mancano i soldi ma noi – Governo – stiamo provvedendo, intanto, a recuperar queste somme dagli Enti di formazione…

Anche se la mossa sulla richiesta coatta della restituzione delle integrazioni agli Enti potrebbe essere vista – come ha scritto opportunamente il nostro Giuseppe Messina – come il tentativo per spianare la strada a Confindustria Sicilia, intenzionata a mettere le mani nel mondo della formazione professionale siciliana, magari per gestire la ricca dotazione del Fondo sociale europeo (Fse) 2014-2012 destinata alla nostra Isola (non meno di 2 miliardi di euro: tutta salute…).

Proprio in queste ore la politica siciliana si interroga sul ruolo di Confindustria Sicilia. Il timore è che, di fronte a un Governo – il Governo Crocetta – senza maggioranza all’Ars gli uomini di Confindustria si sostituiscano direttamente alla politica, approfittando elle divisioni tra i Partiti.

E’ noto, infatti, che Pd e Udc sono ai ferri corti con il presidente della Regione che si è rifiutato di accontentarli con poltrone clientelari: le uniche, vere cose che interessano ai dirigenti di questi due Partiti molto innervositi dalla pesante sconfitta subita alle ultime elezioni politiche.

In Sicilia la prevalenza di potentati sulla politica non sarebbe una novità. Nei primi anni ’90, quando la Massoneria bancaria decise di privare la Sicilia del sistema creditizio di riferimento, gli uomini della Banca d’Italia trovarono una sponda proprio tra certi imprenditori. Un’operazione che, se è finita malissimo per la Sicilia (Unicredit non paga più nemmeno le imposte alla Regione: uno scherzetto che è costato alle ‘casse’ regionali oltre 300 milioni di euro), non dovrebbe essere stata ‘malvagia’ per gli ‘ascari’ siciliani che hanno ‘bagnato’ il pane in questa storia.

Oggi le cronache registrano un nuovo ‘assalto’ degli ‘industriali’ siciliani, questa volta direttamente alla Regione. Gli uomini di Confindustria Sicilia controllano già l’assessorato alle Attività produttive con annessi e connessi (si pensi alle lucrose gestioni degli ex Consorzi Asi, liquidazioni comprese). E si accingono a mettere le mani su alcune società regionali che dovrebbero essere ‘privatizzate’ alla ‘siciliana’, sulla formazione professionale e chissà che su he altro ancora.  


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