Il militare Marco Beraldo è stato ascoltato in aula nell'ambito del procedimento che vede imputato Nicola Mancuso, l'ex amante della vittima. La morte della donna era stata inizialmente ritenuta un suicidio. Pista che non ha convinto gli inquirenti dopo le rilevazioni compiute nella villetta del giallo
Biancavilla, nel clou processo per l’omicidio Salamone Sentito dai giudici il tenente che ha compiuto indagini
Entra nel vivo il processo per
l’omicidio di Valentina Salamone, la biancavillese di 19 anni trovata impiccata la mattina del 24 luglio del 2010 all’interno di una villetta di Adrano. Alla sbarra Nicola Mancuso – difeso dagli avvocati Salvatore Burzilla e Rosario Pennisi – l’uomo con cui la 19enne ha avuto una relazione prima del delitto; Mancuso è accusato di omicidio in concorso con un altro soggetto che per il momento resta ignoto. La morte di Valentina Salamone era stata archiviata inizialmente come suicidio. La Procura di Catania ha poi avocato a sé l’inchiesta e, dopo le perizie dei carabinieri del Ris che trovarono tracce di sangue dell’uomo sulla scena del delitto e in particolare sotto le scarpe della giovane, ha chiesto il processo per l’imputato. Il rinvio a giudizio era poi arrivato il 19 ottobre 2016, stabilito dal gup Marina Rizza. Nel corso dell’ultima udienza, tenutasi dinanzi al giudice Maria Concetta Spanto della Corte d’Assise catanese, è stato sentito Marco Beraldo, l’ufficiale dei carabinieri che, all’epoca dei fatti, comandava il nucleo operativo della compagnia di Paternò.
«Il tenente capì che
qualcosa non andava e che la morte di Valentina non era un suicido – dichiara a Meridionews Dario Pastore, l’avvocato della famiglia Salamone – L’unica attività di indagine effettuata fu quella svolta da Beraldo nel periodo che va dal 29 luglio al 3 agosto del 2010, dopo non si è aggiunto altro». In aula il militare ha specificato che in quei giorni fu compiuto un sopralluogo all’interno della villetta, assieme al medico legale. «Il tenente Beraldo dentro la casa trovò degli elementi contrastanti con l’ipotesi del suicidio, ossia delle situazioni che Valentina Salamone non poteva mettere in atto da sola, se avesse deciso di suicidarsi – prosegue l’avvocato Pastore – Venne così sequestrato sia l’immobile che il corpo della stessa Valentina, già seppellito; Beraldo sentì anche i componenti della famiglia Salamone e i partecipanti alla festa che si era svolta la sera prima del ritrovamento del cadavere».
Il processo è stato aggiornato al prossimo 21 settembre. Quando sarà ascoltato dalla Corte d’Assise di Catania Angelo Fisichella, all’epoca dei fatti comandante dei carabinieri di Adrano. Presenti in aula, nel corso dell’ultima udienza, Nicola Mancuso nonché i familiari della vittima.