Sono tanti i modi per mostrare l’amore per la propria città. C’è quello urlato, tipico di chi ne vanta tutti gli aspetti, anche a costo di esagerare. C’è quello riservato di chi, nonostante tutto, conserva dentro di sé ciò che essa ha rappresentato e continua a rappresentare. Tante sono anche le forme attraverso le quali manifestare il risentimento per l’amore tradito. C’è quella esplosiva di chi manifesta denuncia energicamente il torto subito, strumentalizzando e attaccando pubblicamente i responsabili di turno. C’è quella contenuta di chi soffre in silenzio stoicamente. C’è anche quella ironica e insolita scelta da un cittadino di Belpasso innamorato della propria città.
Andando in giro per la propria città prima ha rilevato quanto sia indecoroso, e pericoloso, lo stato in cui versano alcuni pannelli in metallo utilizzati per le pubbliche affissioni posti in un tratto della via principale (Foto n. 1) e, qualche centinaio di metri più in là, lungo un’altra via, anch’essa centrale (Foto n. 2), poi ha notato le presenza di due scheletri metallici di quelle che un tempo erano state delle sedie, probabilmente scolastiche, che galleggiavano nella vasca dove si riversa l’acqua del rigoglioso zampillo della fontana collocata al centro del piazzale del Giardino comunale e, avendoli recuperati alla meno peggio, li ha sistemati in un angolino decentrato lungo il bordo della stessa fontana (Foto 3).
Ovviamente, da buon cittadino, ha provveduto a segnalare il tutto a chi di competenza, ma non ha ricevuto riscontro. Senza perdersi d’animo, ha preso dei cartoncini e vi ha disegnato l’Araba Fenice scrivendovi all’interno dei versi di delusione e di risentimento composti nella circostanza (Foto 4). Quindi, attraverso una cordicella, li ha fissati ai pannelli e alle sedie.
Cosa avrebbe gradito quel cittadino? Se non li immediata rimozione dei pannelli e degli scheletri delle sedie (sarebbe stato troppo bello), almeno la rimozione dei cartoncini. Sarebbe stata la prova che il messaggio era stato letto. Invece ha ricevuto soltanto indifferenza e così, mentre le locandine rimangono mestamente al proprio posto e manifestare la propria testimonianza, ingoia il rospo e continua a girare per la propria città soffrendo per il trattamento che ad essa viene riservato.
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