Belpasso, il sindaco Caputo molla la ricandidatura L’ipotesi delle Politiche, i nomi per la successione

La bagarre per le Amministrative della prossima primavera perde – almeno fino a prova contraria – uno dei suoi protagonisti più attesi. Il sindaco di Belpasso Carlo Caputo ha affidato a un lungo post sul suo blog la sua personalissima rinuncia alla ricandidatura. Nessuna proiezione verso un secondo mandato che molti in realtà davano per scontata: «Il tempo di questa esperienza va verso la sua naturale conclusione – scrive il primo cittadino nel messaggio ai suoi concittadini – era giusto comunicarlo ora, con largo anticipo rispetto alla scadenza di questa amministrazione, in modo da dare il tempo di costruire nuove candidature a sindaco e squadre di governo per la nostra città». 

Scelta che a qualcuno può sembrare finanche inusuale, e che Caputo lascia intendere sia legata esclusivamente a proprie riflessioni: «Mi ero candidato per raggiungere obiettivi precisi e oggi, pur consapevole che si può sempre fare di più, credo di aver ottenuto importanti risultati – ragiona il sindaco – Sono soddisfatto del contributo che da belpassese ho potuto dare alla mia Belpasso. Sono altrettanto convinto che ci sia un tempo per ogni cosa». E per spazzare il campo da ogni dubbio, Caputo svela anche che «15 giorni fa, in una votazione in forma anonima da me richiesta, la maggioranza si è espressa all’unanimità per una mia ricandidatura – eppure, aggiunge – ho deciso ugualmente di non candidarmi». Belpasso è uno dei 22 Comuni del Catanese chiamati al rinnovo di sindaci e consigli comunali fra più o meno sei mesi, assieme al capoluogo Catania e altri popolosi centri come Adrano, Mascalucia e Biancavilla. 

La linearità del quadro dipinto dal primo cittadino etneo non riesce però ad allontanare la corsa al retroscena. Caputo è figura politica che, in ambito provinciale, ha saputo attrarre più volte i riflettori a sé, non solo per i meriti – lungamente elencati nella sua lettera di saluti – della sua azione amministrativa. Legato al mondo autonomista, area del compianto Lino Leanza, si fa eleggere a sindaco – ai danni del locale centrodestra di cui era stato protagonista – quando il fondatore di Articolo 4 era ancora in vita. Nel 2013 era riuscito a battere al ballottaggio Santo Pulvirenti, uomo di Alfio Papale, ex sindaco per quasi 15 anni ed oggi deputato di Forza Italia all’Ars e nemico giurato di Caputo. Dopo la scomparsa di Leanza, il sindaco si concentra sull’impronta civica del suo impegno in politica, strettamente legato all’incarico da amministratore locale. Nasce da qui il progetto Rete Comune, la cui spinta aggregatrice si esaurisce però traumaticamente nelle settimane precedenti alle Regionali. 

Nel frattempo, Caputo non nasconde la nascita di un’intesa, e annesso ampio effetto sorpresa anche allora, con l’ex ministro Enzo Bianco. Il sindaco di Catania e quello di Belpasso rivelarono, qualche settimana prima del referendum costituzionale del 2016, di essere legati da «grande sintonia e affinità politica» nell’alveo della corrente dei Liberal Pd. Notizia che scatenò le polemiche, sia perché lo stesso Caputo aveva pubblicamente criticato, pochi mesi prima quando ancora si pensava che si potessero tenere elezioni di secondo livello per la presidenza dell’ex Provincia, l’idea di una candidatura di Bianco; sia perché il Pd a Belpasso sta all’opposizione del sindaco che non si ricandida. 

Qualche mese dopo – e la campagna delle scorse Amministrative in provincia trascorsa al fianco dei candidati alternativi al Pd – il ritorno di fiamma verso il ritrovato centrodestra si fa concreto. Prima un flirt con Stefano Parisi e il movimento Energie per l’Italia, poi la benedizione della candidatura all’Ars del suo vicesindaco Giuseppe Zitelli nella lista catanese di Diventerà bellissima, il movimento del presidente della Regione Nello Musumeci. Proprio l’elezione – grazie a oltre seimila voti di preferenza – dell’alleato a Palermo, Caputo la inserisce fra i risultati raggiunti nei suoi cinque anni di sindacatura. «Abbiamo portato a termine una straordinaria impresa – scrive – una battaglia elettorale fantastica, che mi inorgoglisce». 

Le ipotesi, adesso, sul futuro politico di Caputo partono da quel dato: c’è chi avanza la suggestione di una candidatura alle prossime elezioni politiche, in quota centrodestra e magari con il benestare dell’area musumeciana. La rinuncia anticipata servirebbe così a facilitare le eventuali dimissioni da sindaco necessarie per candidarsi una volta decretato lo scioglimento anticipato delle Camere. Se però la legislatura andasse a scadenza naturale, cioè il 15 marzo 2018, per Caputo lo scenario nazionale sarebbe precluso: avrebbe dovuto infatti dimettersi dal proprio incarico sei mesi prima di quella data. Termine fissato per legge per i sindaci delle città sopra i 20mila abitanti. 

I telefoni squillano per tutta la giornata. Sia quello del sindaco di Belpasso, che sfugge ai cronisti avendo già affidato ad un criptico passaggio della sua nota ogni vista sul domani: «Ci saranno nuove occasioni, se la storia, il tempo e gli uomini lo vorranno, per scrivere altre pagine in favore di Belpasso». Sia quello dei suoi avversari, come Alfio Papale: «Non so da dove nasce questa sua scelta – commenta a MeridioNews il deputato – ma a noi poco importa: il centrodestra esprimerà una candidatura di alto profilo per ridare un governo credibile a Belpasso». L’ex presidente del Consiglio Nino Rapisarda sembra in pole position per l’opposizione. Così come, in ottica successione a Caputo, sembrano salire di colpo le quotazioni dell’attuale presidente dell’assise civica Salvo Licandri.


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