Il pentimento del 55enne, negli anni Ottanta considerato lo spazzino del clan capeggiato da Giuseppe Pulvirenti, potrebbe creare dei «seri problemi» alle cosche della zona. In passato sarebbe stata la moglie Patrizia Paratore, arrestata nel corso dell'operazione Araba Fenice, a dissuaderlo dal parlare
Belpasso, Carmelo Navarria inizia a collaborare Killer di mafia era in carcere da dicembre 2015
C’è un nuovo pentito eccellente fra gli uomini dei clan della mafia del Catanese. Si tratterebbe di Carmelo Aldo Navarria, il 55enne belpassese che negli anni Ottanta era considerato lo spazzino del clan capeggiato da Giuseppe Pulvirenti U malpassotu. A dare la notizia del pentimento del boss è stato il sito Live Sicilia nella mattinata di oggi. Navarria, secondo le indiscrezioni, starebbe collaborando con la giustizia etnea da alcune settimane. La sua collaborazione potrebbe creare dei «seri problemi» alle cosche della zona. Il neo pentito, secondo quanto si apprende, avrebbe già in passato pensato di parlare, ma sarebbe stata la moglie, Patrizia Paratore, arrestata lo scorso maggio nel corso dell’operazione Araba Fenice, a dissuaderlo. Le sue dichiarazioni potrebbero finire nella maxi inchiesta Orfeo contro gli affiliati al clan Santapaola di Picanello. La decisione sulla richiesta di acquisizione degli atti spetta al Gup dopo la parola alla difesa. L’udienza è prevista per settembre.
Carmelo Aldo Navarria era già tenuto sotto controllo dalle forze dell’ordine fin dal momento in cui uscì dal carcere, il 23 giugno del 2014. In cella aveva trascorso 26 anni e mezzo, in quanto ritenuto autori di sei omicidi. Inizialmente lo spazzino fu condannato all’ergastolo, poi ridotto ad una pena di trent’anni non scontata integralmente. Scarcerato tre anni fa, l’uomo riprese la sua attività criminale con l’aiuto di alcuni familiari. Da quel momento per il gruppo del 55enne – nel frattempo diventato il braccio armato di Francesco Santapaola, il nuovo reggente dei santapaoliani secondo l’inchiesta Kronos – è un continuo crescendo. Estorsioni, rapine, droga ed anche un omicidio, quello dell’imprenditore agricolo di Paternò Fortunato Caponnetto, ammazzato e fatto sparire l’8 aprile del 2015. Il movente sarebbe da addebitare non soltanto alla promessa non mantenuta della vittima di assumere Navarria in azienda, preferendogli un presunto appartenente ad altra organizzazione mafiosa operante nel paternese, ma anche al licenziamento della moglie del killer. Sgarri che l’ex braccio destro del malpassotu non ha perdonato.
Per tale omicidio lo scorso aprile lo spazzino, assieme ad altri tre soggetti, è stata raggiunto da un ordine di carcerazione. Nel dicembre del 2015 il boss ritorna in cella, arrestato assieme ad altre nove persone per estorsione pluriaggravata commessa dall’ottobre 2014 fino al 19 novembre 2015 ai danni della ditta Lavica Marmi di Belpasso. Per tale taglieggiamento Navarria è stato già condannato in primo grado, giudicato con rito abbreviato; a settembre l’appello. Ed ancora, anche lo scorso 4 maggio era stato raggiunto da un provvedimento di custodia cautelare sempre nell’ambito di Araba Fenice, al fianco di altri 15 presunti affiliati al gruppo di Belpasso del clan Santapaola-Ercolano.
La notizia del pentimento dello spazzino è stata accolta con soddisfazione dal sindaco della città etnea, Carlo Caputo: «Il Comune di Belpasso negli ultimi tre anni si è costituito due volte parte civile in processi di mafia. In una giornata come quella di oggi, dove si ricorda Paolo Borsellino e la sua scorta, penso che si tratti di una buona notizia».