«Un rinfresco per ringraziare quanti sosterranno il nostro candidato sindaco». Un messaggio arrivato su WhatsApp a molti cittadini di Belpasso (nel Catanese) in vista delle elezioni amministrative che ci saranno domenica 28 e lunedì 29 maggio. Il mittente è un’associazione locale che, fino a qualche giorno fa, faceva parte del Banco alimentare – e che si occupava, quindi, di distribuire beni di prima necessità a persone e famiglie in difficoltà – ma che è stata sospesa proprio dopo questo invito. «Sarà un momento di convivialità – si legge ancora nella chat – al fine di conoscere ancora meglio il nostro candidato». L’aspirante primo cittadino a cui si fa riferimento è Salvo Licandri, candidato dell’area di centrodestra, appoggiato da Lega e lista Quadrifoglio, Forza Italia – senza il deputato regionale Alfio Papale – e Sud chiama Nord di Cateno De Luca. «La spesa non la offrivo in campagna elettorale nemmeno quando ero proprietario di supermercati a Belpasso», ha risposto il diretto interessato con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.
Un invito per il rinfresco rivolto a «tutti, familiari e amici», purché «abitanti del territorio di Belpasso», come viene specificato in un post scriptum, che vengono anche anticipatamente ringraziati per «la partecipazione e il sostegno. Gradita la conferma». Una conferma che però, anche nei casi in cui sarebbe arrivata, non è servita perché l’indomani pomeriggio dall’associazione viene mandato un altro messaggio che annulla il precedente invito. «A causa di una denuncia fatta al Banco alimentare in riferimento alla riunione di domani sera siamo stati sospesi dal servizio, dobbiamo disdire l’incontro. Ci scusiamo per quanto successo». Un messaggio che si chiude con tre emoji di mani giunte in preghiera. «A pagarne le conseguenze – scrive Licandri nel suo lungo post sui social – è un’associazione che da anni esercita con dinamismo nell’ambito del volontariato il proprio ruolo. Donne e uomini, per lo più giovanissimi, accusati di avere esercitato liberamente il diritto di fare conoscere il programma di un candidato sindaco attraverso l’organizzazione di una riunione tra i soli soci non tra gli utenti». Nella stessa nota, il candidato ricorda di essere già stato amministratore a Belpasso e «il sottoscritto – aggiunge parlando di se in terza persona – non ha mai pagato la diceria di mercenaraio e vile mercante del voto. Sfido chiunque a fare registrare la mia presenza in luoghi dove si esercita un ruolo sociale con attività sensibili», conclude Licandri.
Una vicenda che ha creato scalpore nella cittadina scacchiera dell’Etna e su cui si sono espressi anche gli altri candidati sindaco. «Campagna elettorale che si mescola, si maschera e si confonde persino in ambienti dove si dovrebbe dare solo solidarietà ai più bisognosi. Assolutamente inaccettabile – è il commento di Carlo Caputo, ex sindaco ed ex presidente del Parco dell’Etna che adesso corre per riconquistare la fascia tricolore – Denunciate chi vi chiede il voto in questo modo. Ciascun cittadino deve poter esprimere in libertà la propria preferenza, senza condizionamenti e pressioni, più o meno velati. Chi svolge servizio di distribuzione alimentare – continua l’aspirante primo cittadino – dovrebbe essere lontano anni luce dalla politica elettorale». Anche il candidato del Movimento cinque stelle Danilo Rossetti ha affidato ai social un lungo post dal titolo Le cose strane di Belpasso. Un elenco di sette punti in cui mette una dietro l’altra questioni che considera stranezze. La prima è che «un candidato sindaco sia indignato, che si meravigli per non avere potuto presentarsi a dovere a un’associazione di cui prende le difese a priori». Associazione di cui, stando a quanto ricostruito dall’aspirante primo cittadino pentastellato, «una delle più attive cosiddette volontarie sarebbe anche una candidata nella lista che porta il suo nome».
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