Bellini e Stabile, protesta cantata Dipasquale: «Con i tagli a rischio chiusura»

Cantano e suonano, prima in piazza Università e poi davanti alla prefettura. Sono i musicisti del teatro massimo Bellini di Catania, che insieme agli attori del teatro Stabile oggi protestano per un taglio del 30 per cento dei contributi ai due enti culturali, previsto dall’ultima finanziaria regionale. «Un taglio sull’oggi, di un contributo che era di 3 milioni 690 mila euro, e che è ridotto a 2 milioni 430 mila euro». Giuseppe Dipasquale, direttore del teatro Stabile, dà i numeri sullo stato attuale: con un milione di euro in meno, «gli impegni già presi non potranno essere mantenuti, compresi quelli con i 250 lavoratori. Speriamo in una correzione della finanziaria». Una situazione che fa il paio con quella del teatro lirico catanese: circa 350 lavoratori e spese ingenti per gli allestimenti. «Sei milioni di euro non sono sufficienti nemmeno a pagare gli stipendi» dichiara Nino Scriba, sindacalista della Slc-Cgil, mentre gli orchestrali, che si sono esibiti in piazza Università, faticano a comprendere i tagli. «Il teatro ha aumentato di oltre il 30 per cento gli abbonamenti» spiega infatti Gioacchino Giuliano, pima tromba dell’orchestra del teatro massimo.

In piazza oggi anche scenografi, semplici operai e personale amministrativo. E giovani attori come Alberto Mica. «Mi sono diplomato all’accademia dello Stabile nel 2010, e adesso da neo assunto la situazione è incerta, possiamo solo protestare», dichiara Alberto, che non esclude di «Andare fuori da Catania, perché non si possono garantire i progetti futuri». In marcia, nel breve tragitto che porta alla prefettura, i giovani attori dello Stabile portano delle falci, che simboleggiano i «Violenti tagli alla cultura». Parte il canto del coro con «Nessun dorma», e davanti al palazzo del Governo una folla di passanti applaude, «Come ogni sera al teatro» assicura un manifestante.

 

Leandro Perrotta

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