Bce, il “no” della Germania al ‘contagio’

di Economicus

Come era facile prevedere, le Borse sono andate di nuovo giù e lo spread è di nuovo a 500 punti. Epilogo inevitabile di un’Unione Europea divisa sul da farsi.

La tesi ufficiale è che i mercati, avendo percepito le divisioni e l’indecisione europea, hanno reagito penalizzando la stessa Europa. E un’interpretazione vera solo in parte. Proviamo a spiegare il perché.

Di fatto, il Presidente del Consiglio del nostro Paese, Mario Monti, e il presidente della Banca centrale europea (Bce), l’altrettanto italiano Mario Draghi, vorrebbero che la stessa Bce intervenisse, acquistando grandi quantitativi di titoli di Stato italiani e spagnoli.

Questa decisione è apparentemente di buon senso. Fino ad oggi, la Bce ha prestato alle banche soldi a tassi bassi. Queste banche, a loro volta, hanno acquistato il debito pubblico italiano e spagnolo guadagnando 4 o 5 punti. Un grande affare (sempre che Italia e Spagna siano solvibili in eterno…). 

Ovviamente, se questo è un affare per le banche che acquisiscono titoli di Stato italiani e spagnoli guadagnando sul differenziale, non è un affare per Italia e Spagna. Che, per l’appunto, gradirebbero che ad acquistare i loro titoli di Stato sia la Banca centrale europea (alla quale, Italia e Spagna, restituirebbero i rendimenti di tali buoni con comodo…).

Visto dalla parte di Italia e Spagna il ragionamento non fa una grinza. Infatti, se leggete i giornali italiani – soprattutto quelli economici – vi accorgerete che quasi tutti sono schierati a favore dell’intervento della Bce in favore di Italia e Spagna.

Non la pensa così i banchieri della Bundesbank. Perché? Perché sono egoisti e pensano solo a se stessi? Questa – spiace dirlo – non è una spiegazione economica: è una spiegazione demenziale. Proviamo a capire perché i tedeschi si oppongono. 

I mercati -come abbiamo più volte scritto su questo giornale – non sono governati dalla ‘mano invisibile’ di smithiana memoria. Al contrario, sono governati da monopolisti travestiti da teorici dell’economia di mercato (come insegnava Galbraith). Chi oggi manovra i mercati vuole mandare a picco un’Eurozona peraltro costruita male.

Per mandarla giù ci sono tante vie. Due, in particolare, sembrano oggi le più gettonate. Mettere in crisi due o tre Paesi: ed è quello che stanno facendo con Grecia, Spagna e Italia. Attenzione: la strategia non è quella di far uscire dall’euro questi tre Paesi: o, quanto meno, questo è l’effetto secondario, ma non il piano d’attacco primario di chi controlla i mercati.

Il vero piano d’attacco all’Eurozona è il ‘contagio’: per questo chi manovra i mercati si augura che la Bce intervenga, all’inizio in modo blando, poi con sempre più determinazione, magari stampando euro a più non posso (molto intelligente Berlusconi che lo ha direttamente proposto…) e, quindi, determinando inflazione. Questa strategia di lungo periodo dovrebbe portare al collasso non di due o tre Paesi, ma di tutta l’Eurozona.

I tedeschi, che non sono affatto stupidi, hanno capito il gioco e cercano di circoscrivere l’ ‘infezione’. Da qui il “no” a un intervento della Bce per Italia e Spagna. Il loro sarà anche cinismo. Ma a che servirebbe allargare i cordoni della Bce? Solo a trasportare l’ ‘infezione’ anche in Germania, contagiando tutta l’Eurozona. Meglio abbandonare al proprio destino chi è già, di fatto, fuori.

Può sembrare, lo ripetiamo, un discorso cinico. Ma la Germania, con il suo sistema produttivo, chiusa nel suo fortilizio – con un euro forte che, in fondo, non è altro che il marco tedesco ‘travestito’ da divisa europea – è inattaccabile. L’unico modo per indebolirla è quella di consentire alla Bce di portare il ‘contagio’ tra Bonn e Berlino.

Ma questo i tedeschi non lo consentiranno. Così almeno pensa chi scrive.  


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