Il gup di Reggio Calabria ha deciso di mandare a processo sei uomini - quattro siciliani e due calabresi - con l'accusa di tentato omicidio in concorso. Avrebbero progettato di eseguire l'attentato lungo l'autostrada A20
Barcellona, volevano uccidere magistrata Paiola Sei rinviati a giudizio, il piano maturato in carcere
Si è chiusa con sei rinvii a giudizio l’udienza preliminare davanti al gup di Reggio Calabria Valentina Fabiani che doveva decidere se mandare a processo o meno gli indagati per il tentato attentato al sostituto procuratore di Barcellona Federica Paiola.
Come anticipa la Gazzetta del Sud, il prossimo 18 ottobre dovranno comparire davanti alla prima sezione collegiale del tribunale di Reggio Calabria Antonino Corsaro, 49 anni di Reggio Calabria, Salvatore Veneziano, 24 anni di Milazzo, Gaetano Scicchigno, palermitano di 62 anni, Carmine Cristini, di Cosenza 35 anni, Giovanni Fiore, 29 anni di Milazzo e Marco Milone 38 anni di Barcellona. Sono accusati di tentato omicidio in concorso perché avrebbero voluto eliminare la magistrata in servizio presso la procura di Barcellona.
L’attentato non si verificò «per cause indipendenti dalla loro volontà, in quanto tale progetto criminoso veniva scoperto». Un attentato progettato all’interno del carcere di Gazzi che si è riusciti a bloccare in tempo. Ma che, nelle intenzioni dei suoi organizzatori, avrebbe dovuto essere spettacolare. Luogo scelto sarebbe stato la A20, una scelta che rimanda la memoria alla strage di Capaci.
Secondo i magistrati, Antonino Corsaro, ritenuto istigatore e ideatore, avrebbe chiesto a Veneziano di fornirgli la targa della macchina della magistrata. Queste informazioni poi sarebbero state trasmesse a Scicchigno che, essendo commesso e magazziniere all’interno del carcere di Messina, le avrebbe dovute comunicare ad altri soggetti, rimasti ignoti. Corsaro avrebbe inoltre promesso a Veneziano di procurare le armi per commettere l’omicidio. Cristini avrebbe invece fornito suggerimenti sulle modalità di azione e Veneziano, secondo i magistrati, sarebbe stato poi l’esecutore materiale dell’attentato e avrebbe chiesto il consenso per l’omicidio a Giovanni Fiore e a Marco Milone. Consenso che sarebbe stato accordato.