Agosto sta per terminare, la fine delle ferie è vicina anche per la politica e si iniziano a delineare i nuovi assi dell’azione dei partiti, chiamati in ottica regionale a un rilancio della loro attività. Da una parte la maggioranza, dove si vocifera di una chiara intenzione del presidente della Regione Schifani di ricandidarsi, dando così un segnale ad alleati e correnti interne. Dall’altro lato l’opposizione, che a Schifani deve costruire un’alternativa. E in questo senso ragiona il Partito democratico, a cui l’idea di una candidatura bis di Schifani non stupirebbe.
«In una regione normale la circostanza che il presidente uscente si ricandidi dovrebbe essere la regola – dice a MeridioNews Anthony Barbagallo, segretario regionale dei Dem – Anche per un sano esercizio di democrazia. È giusto che, dopo anni di governo, chi ha guidato la coalizione si sottoponga al giudizio degli elettori in modo trasparente. Purtroppo – continua Barbagallo – in Sicilia è accaduto una sola volta che il presidente uscente si sia ricandidato, nel 2006, con tutte le polemiche che ricordiamo, poi sfociate nella condanna (dell’allora presidente Totò Cuffaro, ndr). E il centrodestra, peraltro, nelle ultime tre volte che ha governato non ha mai finito la legislatura».
«Di fronte a una ricandidatura – dice il segretario del Pd siciliano – noi faremo valere le ragioni dell’alternativa: una proposta di governo che metta al centro competenze e concretezza nella soluzione dei problemi. Competenze nei vari settori – a partire dalla Sanità – e concretezza, perché ogni giorno il governo Schifani continua a non risolvere nessuno dei problemi che attanagliano la nostra isola, rinviando a tavoli tecnici o a cabine di regia. Dalla siccità agli incendi, dalla cenere vulcanica ai consorzi di bonifica. E soprattutto metteremo al centro la trasparenza – dice Barbagallo – Basta con queste clientele continue, affidamenti diretti, affidamenti senza congruità dei prezzi e basta con questa continua discriminazione tra Comuni amici e non. Serve una normalizzazione della Sicilia».
Barbagallo parla al plurale, in quanto rappresentante di partito, ma anche attore coinvolto in una coalizione tutta in divenire, che sta tentando di organizzarsi. Una coalizione di cui resta ancora da definire il perimetro. «La sfida – dice il segretario del Pd siciliano – resta quella di costruire un campo largo sì, il più largo possibile, ma che sia un campo coerente e che abbia come comune denominatore anche lo stesso modello di sviluppo della Sicilia. Non sarà una passeggiata, ma è un obiettivo possibile», dice. Un esperimento simile a quello che ha funzionato a Gela nelle ultime amministrative. «È un buon punto di partenza – prosegue Barbagallo – Ne parleremo di nuovo a Gela a un’iniziativa promossa dal Pd il prossimo 16 settembre, anche con gli altri segretari regionali. In ogni caso la coalizione non può fare a meno dell’apporto decisivo della migliore società civile, degli amministratori più credibili e delle forze fresche, come le giovani generazioni direttamente in campo».
Barbagallo non risparmia critiche al governo regionale e alla sua maggioranza, di cui contesta l’azione politica su tutti i fronti, soprattutto per quello che è stato uno degli impegni maggiori per l’esecutivo: la gestione delle emergenze. «La gestione dell’emergenza cenere vulcanica ha evidenziato un serio problema di credibilità delle istituzioni – dice Barbagallo – A partire dal sindaco metropolitano Trantino, che ricordo rappresenta tutta la provincia di Catania, non solo il capoluogo. La circostanza che i sindaci dei paesi etnei abbiano fatto più riunioni senza di lui testimonia l’aria che tira: non si sentono rappresentati e tutelati. La stessa cosa per quanto accaduto in Assemblea regionale siciliana. Il Pd – continua Barbagallo – ha proposto una serie di emendamenti per importi consistenti. Alla fine sono arrivate solo le briciole: un milione di euro, che non basta neanche per coprire le spese sostenute dal solo comune di Zafferana Etnea. Mentre sono stati preferiti altri e discutibilissimi centri di spesa – dice il segretario del Pd siciliano – Non solo: i criteri di riparto di quel fondo svantaggiano palesemente i sindaci del Pd, che sono i più colpiti. Per non parlare poi della scelta del governo nazionale – e del ministro Musumeci – di escludere ogni tipo di ristoro per i privati cittadini, che sono stati costretti quest’estate a spendere ogni settimana 300-400 euro per pulire i tetti».
E a proposito di Musumeci e di Fratelli d’Italia. «Ha fatto male leggere ancora una volta – e in piena stagione turistica – i dati sulle zone inibite alla balneazione, in particolare nel Catanese. Fratelli d’Italia – dice Barbagallo – è bravissima a lottizzare, ma quanto a risultati lascia veramente a desiderare». E ancora: «La Sidra non è riuscita neanche a collegare la rete fognaria esistente al depuratore». Sidra è la società che gestisce il servizio idrico integrato nell’ambito dell’area metropolitana di Catania e in alcuni comuni limitrofi. «Incalzeremo in tutte le sedi coloro che hanno specifiche responsabilità, anche di natura sanitaria. A proposito – continua Barbagallo – in piena estate e in piena emergenza cenere abbiamo assistito – stropicciandoci gli occhi – anche a una nota stampa di Riccardo Castro, che si firma “dirigente medico, dirigente Fratelli d’Italia e presidente Seus“. Oltre a complimentarci con il partito di maggioranza relativa per le capacità di reclutare presidenti dei consigli di amministrazione – conclude il segretario del Pd siciliano – abbiamo trovato fuori luogo che si metta in stretta correlazione l’emergenza cenere vulcanica con le conseguenze per la salute dei cittadini. Insomma, anziché gestire emergenze creano confusione e allarmismi».
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