Dal pacco da giù alla scommessa di un bar di comunità: così si resiste allo spopolamento dell’Isola

«Riportare in vita un centro abitato che si sta spopolando, facendo di un bar che rischia di chiudere un presidio di comunità». È il progetto ambizioso di Chiara Lo Zito, 29enne di Palazzolo Acreide che l’anno scorso, dopo anni di studio e lavoro in giro per l’Italia e l’Europa, nel paesino di montagna in provincia di Siracusa ha deciso di tornare per restare. «Ho realizzato subito che non avevo nessuna voglia di tornare a vivere al Sud e continuare a lavorare per il Nord», racconta a MeridioNews la giovane. Che, infatti, già un anno fa ha dato vita a Dagiù. Un progetto che mette al centro l’iconico pacco da giù. «So cosa si prova a decidere di andarsene in cerca di opportunità migliori – spiega – ma so anche cosa significa restare e creare queste opportunità qui a casa». E da qui nasce anche l’idea di avviare una raccolta fondi per tenere aperto un locale in uno dei luoghi storici del borgo di Palazzolo Acreide.

La resistenza comunitaria contro lo spopolamento

Tra le aree interne dell’Isola a rischio spopolamento c’è anche il paesino tra i monti Iblei. In una Sicilia che continua a svuotarsi, c’è però chi prova a resistere andando in direzione contraria. «E a farlo mettendo al centro il senso di comunità», ci tiene a sottolineare Lo Zito. Che, infatti, ha scelto di dare inizio al crowdfunding «non solo e non tanto per raccogliere i fondi necessari a tenere aperto il bar dove altrimenti a breve le saracinesche saranno definitivamente abbassate. Ma, soprattutto – afferma parlando al nostro giornale – per fare in modo che più persone possibili si sentano e siano davvero parte attiva del progetto. Con l’obiettivo che il locale diventi un presidio di comunità». Gli attuali proprietari del bar – il Soccorso – che si trova in uno dei vicoletti più antichi e panoramici di Palazzolo Acreide, dopo più di sei anni di attività, hanno deciso di chiudere. «Da quando sono tornata, ho capito che il futuro non nasce da ciò che si abbandona – dice Lo Zito – ma da ciò che si decide di far vivere di nuovo».

Il pacco da giù

Un anno in America a 16 anni, poi l’università a Bologna, l’Erasmus in Austria, un periodo in Danimarca. «Dopo una breve tappa a Milano – racconta Chiara Lo Zito – ho deciso di tornare in Sicilia per restare, in modo consapevole e attivo». Così, l’economista ambientale 29enne ha pensato di «mandare il Sud a casa delle persone con il pacco da giù». Che, per anni, lei per prima aveva scartato con gioia a ogni invio da parte dei genitori. «Dentro non c’era mai solo cibo. Ripenso – ricorda – a quanto calore mi arrivava quando aprivo un barattolo di caponata nelle gelida Danimarca quando alle 16 era già buio pesto». Emozioni che ha voluto condividere e che, da quando è tornata a vivere nella sua città natale, la ragazza ha trasformato in un servizio. «A sostegno dei piccoli produttori locali e delle comunità del Sud Italia – sostiene -. Per rendere più facile per le persone rimanere e persino tornare, come ho fatto io».

La scommessa di trasformare un bar di Palazzolo in un «presidio di comunità»

«Credo nelle imprese piccole e coraggiose», afferma Lo Zito che ha deciso di darsi la possibilità di provare a trasformare un semplice bar in un presidio di comunità a Palazzolo Acreide. «Per ripartire servono 30mila euro e, soprattutto, una comunità che ci crede. Ogni donazione – dichiara la 29enne – è un gesto di fiducia in un atto rivoluzionario». In un borgo dove la vita scorre lenta, ma le case restano abbandonate e le vie e le piazze si svuotano. «E, invece, sono vicoli preziosi e silenziosi che vale la pena esplorare, luoghi che meritano di essere vissuti ancora». Ed è il motivo per cui è partita la raccolta fondi. «Vorrei che molte persone possano sentire il piacere di fare parte, sin dall’inizio, di qualcosa che rinasce. Per trasformarlo in un vita. Per questo – conclude Lo Zito – riprendiamoci uno spazio, insieme».


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