Tanto per cambiare dovrebbero essere i lavoratori, ancora una volta, a pagare il conto 'salato' delle riorganizzazioni aziendali
Banco Popolare: 250 nuovi esuberi in vista della chiusura di 60 filiali
TANTO PER CAMBIARE DOVREBBERO ESSERE I LAVORATORI, ANCORA UNA VOLTA, A PAGARE IL CONTO ‘SALATO’ DELLE RIORGANIZZAZIONI AZIENDALI
Ancora una volta i lavoratori bancari sono chiamati a sacrificarsi sullaltare delle riorganizzazioni. Questa volta il triste compito spetterà ai dipendenti del Banco Popolare.
Il nuovo modello di rete Hub and Spoke del Banco Popolare, che entrerà in funzione dal prossimo 17 febbraio, porterà con sé nel 2014 circa 250 esuberi, da aggiungere ai 220 del vecchio piano industriale, oltre alla chiusura di 60 filiali.
Lo ha recentemente comunicato lazienda alle Organizzazioni Sindacali, nella lettera di avvio procedura.
Immediata la reazione della Fabi, che ha chiesto un confronto preventivo sul modello di rete per verificare che i numeri di eccedenze presentati dal Gruppo non siano gonfiati.
Nella lettera, lazienda ha detto che si rendono necessari ulteriori interventi sul costo del lavoro anche a causa di nuove possibili rettifiche sui crediti, conseguenza della creazione dellUnione Bancaria Europea.
Secondo quanto scritto nella lettera, gli esuberi potranno essere gestiti attraverso gli strumenti messi a disposizione dal Contratto Nazionale: riduzione o sospensione dellorario di lavoro, esodi da realizzare attraverso il Fondo Esuberi, fruizione di banca ore ed ex festività e, infine, mobilità territoriale e professionale.
Non siamo disponibili a condividere un processo di ricollocazione delle risorse di cui non si capiscono né logica né finalità, soprattutto se ciò comporterà demansionamenti, ha commentato Piero Marioli, Coordinatore Fabi Banco Popolare.
Prima di affrontare il discorso delle eccedenze di personale – dice Marioli – vogliamo analizzare attentamente gli impatti che il nuovo modello di rete avrà sullorganizzazione del lavoro. Facciamo comunque notare che è inaccettabile che ancora una volta il prezzo della disorganizzazione e dellinefficienza del management, che probabilmente anche questanno porterà a un bilancio in forte perdita, siano pagati in prima persona dai lavoratori.
Per quanto attiene alla nostra regione aspettiamo i dati relativi agli esuberi che lAzienda si è impegnata a fornire alle Organizzazioni Sindacali al più presto possibile. A fine 2013 su erano stati 9 dipendenti siciliani su 395 che hanno dovuto lasciare anticipatamente il proprio posto di lavoro.
Sulle 60 filiali da chiudere in Sicilia saranno 4 e precisamente:
AGRIGENTO 1 con tre risorse, CALTANISSETTA 1 con una risorsa, MESSINA 2 con quattro risorse.