Il nuovo mercato coperto di Ballarò sta iniziando solo ora a prendere forma, ma le polemiche già abbondano. Sotto i riflettori la prima struttura a vedere la luce, il padiglione piccolo, costruito in ferro con una copertura variopinta. Padiglione che nei rendering diffusi nei mesi scorsi non compare, o comunque non si nota, tanto da far urlare allo scandalo i tanti commentatori social che temono un ridimensionamento del progetto e delle grandi ambizioni annunciate al momento della presentazione al pubblico. In realtà il mistero è presto risolto: non è un caso se il padiglione che campeggia tra le bancarelle di piazza del Carmine non si veda nelle ricostruzioni grafiche.
«Il progetto di ricerca-azione è stato selezionato e premiato dal Bugaik International Architecture Exhibition 2019 in Corea e sarà inserito nel catalogo del Padiglione italiano della Biennale di Venezia – spiega a MeridioNews il professore Renzo Lecardane, responsabile scientifico progetto di ricerca azione elaborato dal gruppo di ricerca LabCity Architecture grazie a una convenzione tra il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo e l’Iacp – Nei rendering non si trova perché non rientra nel quadro della collaborazione scientifica, il progetto di ricerca-azione ha infatti previsto il ridisegno dello spazio pubblico della Piazza del Carmine e di una grande copertura policroma del Mercato Ballarò, la piccola copertura in ferro e i box dei mercatari sono stati invece progettati esclusivamente dall’ufficio tecnico dello IACP». Pertanto, i rendering che circolano fanno riferimento ai documenti prodotti con la nostra collaborazione scientifica e non all’intero progetto molto più complesso, che prevede anche la realizzazione di alloggi di residenza economica e popolare, e di cui è stato responsabile l’Iacp». Il padiglione piccolo, che dovrebbe in futuro ospitare gli ambulanti, oggi oggetto di controversia, è stato fortemente voluto dall’Iacp, con una forma che facesse riferimento al precedente mercato coperto realizzato all’inizio degli anni 1920 e poi smontato all’inizio degli anni 1970.
«Da quando è stato avviato questo importante progetto per la città di Palermo sono nate molte polemiche – continua Lecardane – legate al ruolo del progetto contemporaneo nel contesto storico, ognuno racconta la sua storia, molti sono stati i sostenitori ma non sono mancati i detrattori. L’ipotesi progettuale ha mirato a definire una pièce urbaine proprio a partire dal suo contesto e dai suoi margini urbani. Il complesso storico monumentale della Chiesa del Carmine e dell’Oratorio di Sant’Alberto rappresentano le quinte urbane di due piazze che accolgono al centro il grande Mercato coperto e lateralmente la copertura più piccola attraverso un lavoro di ricucitura e riuso di ciò che esiste. Il progetto nel suo complesso ambisce a definire nuovi luoghi di aggregazione per la comunità. Mi auguro soltanto che tutto sia realizzato al più presto così come è stato progettato, e che non vi siano modifiche in corso d’opera. Il nostro contributo scientifico si è esaurito alla fine del 2018 con la consegna del dossier così come previsto dalla convenzione Darch-Iacp».».
Tra le polemiche precedenti c’è quella del Movimento 5 stelle, che contestò i box da destinare ai bancarellari all’interno del padiglione progettato dal Darch, definiti «pollai» per le loro dimensioni e le recinzioni. «Il progetto sta per essere realizzato potrà non piacere a tutti, e lo stesso probabilmente succederà per il padiglione grande policromo, ma anche tanti progetti di Renzo Piano non piacciono a qualcuno, è nell’ordine delle cose».
«Il progetto è complesso, non è fatto di un mercato soltanto – conclude Lecardane – è stato il frutto della ricerca-azione alla quale abbiamo creduto in molti. Una doppia tensione ha guidato questa ricerca sul campo, attraverso continue operazioni di distanziamento e di interazione con le istituzioni locali, le associazioni, gli abitanti e i mercatari».
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