Ballarò, l’odissea della ludoteca multietnica «Chiusi da 18 mesi e nessuno ci dà risposte»

Per cinque anni è stato un asilo gestito dall’Associazione Onlus Kala che lo ha avuto il comodato d’uso gratuito dalla Caritas diocesana. Negli anni quello di piazza dell’Origlione è diventato un punto di riferimento per le famiglie di immigrati e per quelle palermitane disagiate. L’obiettivo dall’associazione è stato quello di creare un laboratorio di integrazione. ed è stato ampiamente raggiunto. Oggi, però, la ludoteca interculturale Il giardino di Madre Teresa è chiusa. Come un fulmine a ciel sereno, nel novembre del 2014, è stato notificato un provvedimento dell’Asp che ha vietato al centro di proseguire il servizio, perché negli anni non sono stati espletati i lavori di adeguamento a norma dell’immobile per la sua destinazione d’uso. La chiusura ha creato forti disagi alle famiglie, ma soprattutto è stata oggetto di diverse incursioni, dai vandali che hanno rubato il motorino dell’acqua ai senza casa che hanno già tre volte provato ad occupare la ludoteca. L’ultima proprio due notti fa: «Sono stata svegliata nel cuore della notte dai carabinieri – dice Rosita Marchese, presidente dell’associazione – che mi hanno chiamata per dirmi che avevano avuto già due segnalazioni dell’incursione di alcuni senzacasa che stavano per entrare». Le incursioni in questa zona non sono una novità. I locali che si trovano dietro la ludoteca, dove era ospitato un commissariato di polizia, sono stati occupati dai senzacasa da più di un anno. 

La questione burocratica dell’immobile è contorta: pur essendo stato costruito dalla curia, la costruzione si trova all’interno del Fec, quindi è patrimonio del Fondo edifici di culto, cioè della Prefettura. Il Comune non può intervenire, ma ha comunque dimostrato grande solidarietà all’associazione e a Rosita Marchese, destinando delle aule della vicina scuola Verga alla sua associazione. «L’amministrazione comunale, volendoci aiutare, ci ha promesso degli spazi nell’istituto – aggiunge Marchese – che sono anche stati ristrutturati. Da un po’, però, non sappiamo più nulla. Speriamo che possa essere organizzato al più presto un incontro con l’amministrazione, con gli assessori Evola e Abbonato, per capire con quale procedura un’associazione privata può essere ospitata all’interno di una struttura del Comune. Abbiamo già avuto la disponibilità della preside». 

Ma la Onlus vorrebbe che si accendessero i riflettori sulla possibilità di riappropriarsi della struttura che ha utilizzato per anni: «Chiedo di incontrare urgentemente l’Arcivescovo Lorefice per risolvere la questione – sottolinea Marchese – visto che la chiesa si è dimostrata aperta all’accoglienza. Non bisogna soffermarsi soltanto sugli sbarchi e ricordarsi della quotidianità di chi vive già a Palermo, delle donne immigrate che in città non godono di nessun aiuto e non possono neanche contare sui familiari». Molte famiglie si trovano a non avere più nessuna forma di aiuto da parte di nessuno. «Confidiamo nel fatto che le tre grandi istituzioni della città Comune, Prefettura ed Arcidiocesi, insieme, sappiano trovare una soluzione reale e immediata – conclude Marchese – perché i tempi dei bambini e delle famiglie non corrispondono ai tempi di tutte le burocrazie e bisogna sapere prendere decisioni in rapporto ai bisogni ed alle necessità».


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