Arriva la svolta nelle indagini per l’omicidio di Angela Maria Corona, il cui cadavere è stato ritrovato in un dirupo nei pressi della provinciale tra Bagheria e Casteldaccia il 16 aprile scorso. Nella tarda serata di ieri i carabinieri della compagnia di Bagheria, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip di Termini Imerese, hanno arrestato tre persone ritenute responsabili, in concorso tra loro, di omicidio e occultamento di cadavere. Si tratta della nipote della vittima, Maria Francesca Castronovo, di 39 anni, e di due extraconunitari, Guy Morel Diehi, ivoriano di 23 anni, e Toumani Soukouna, maliano di 28 anni, che la donna avrebbe assoldato affinché l’aiutassero ad uccidere la zia ed ad occultarne il cadavere.
La vittima sarebbe stata prima strangolata e poi, una volta morta, infilata in un sacco e gettata nel dirupo. La nipote, che ha confessato, avrebbe pianificato l’omicidio perché – secondo quanto ha sostenuto – sarebbe stata sempre maltrattata dalla zia nonostante si prendesse cura del nonno, cioè il padre della stessa vittima. Da qui il piano per liberarsene. Dopo l’omicidio, tuttavia, la nipote si sarebbe pentita di quanto commesso, tanto da tentare prima il suicidio, tentando di far esplodere vicino al cimitero di Bagheria la sua auto con una bombola di gas all’interno – una trappola mortale da cui la salva il suo fidanzato e che le causa alcune ustioni per le quali è finita ricoverata al Civico -, e successivamente aiutando gli investigatori a individuare e ritrovare il corpo di Angela Maria Corona, nel frattempo dilaniato dagli animali selvatici.
Le indagini dei militari volte a fare luce sul delitto sono state serrate. In particolare, secondo la ricostruzione fatta propria dal gip, si legge in una nota diffusa dalla Procura di Termini Imerese, «la nipote della vittima avrebbe assoldato due sicari, affinché, dietro corresponsione di un prezzo, l’aiutassero ad uccidere Angela Maria Corona e occultarne il cadavere». Quindicimila euro il prezzo per quel delitto, secondo quanto emerso dalle indagini. Che sin da subito si sono proiettate verso la pista dell’astio famigliare tra zia e nipote, non solo per via dei racconti del compagno della vittima, ma anche per le dichiarazioni autoaccusatorie che la stessa nipote avrebbe da subito raccontato agli inquirenti, descrivendo una lunga sequela di maltrattamenti che avrebbe subito sin da piccola dalla zia uccisa. Lunedì ci saranno gli interrogatori di garanzia.
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