Bagheria, «far west» nella guardia medica  Aggredita e minacciata una dottoressa

Ancora medici sotto assalto. Dopo lo stupro avvenuto due anni fa nella guardia medica di Trecastagni, la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti ha denunciato un caso di aggressione fisica e verbale nei confronti di una dottoressa che stava svolgendo le sue normali ore lavorative nella sede di continuità assistenziale di Bagheria.

Il fatto è avvenuto lo scorso 26 gennaio ma è stato reso noto soltanto oggi, come riporta con dovizia di particolare il sito «La Voce di Bagheria» che indica la dottoressa Alessandra Pizzo come vittima dell’aggressione. «Intorno alle 19.30 una donna è entrata presso la struttura medica – racconta ancora sconvolta la dottoressa – inveendo contro di me perché, a suo dire, non stavo svolgendo il mio lavoro», ha raccontato. 

L’esito del confronto sarebbe stata una sublussazione del pollice che dovrebbe guarire almeno in due settimane. «La donna – ha dichiarato la dottoressa al sito  – si avvicinata a me, minacciandomi e dicendo che la prossima volta mi avrebbe picchiato e ha avvicinato le sue mani alla mia faccia. Così istintivamente, per protezione, ho alzato le mani per pararmi da eventuali colpi. La signora allora ha ben pensato di afferrarmi le mani con violenza, girandomi le dita». La situazione non è degenerata perché, presente in guardia medica, c’era il marito del medico che ha chiamato le forze dell’ordine intervenute prontamente. 

Dura la presa di posizione del segretario regionale della Federazione dei medici, Francesco Paolo Carollo: «È ormai prassi che i medici che svolgono il servizio di continuità assistenziale nel presidio di Bagheria ricevano giornalmente minacce verbali, ma questa volta siamo andati veramente oltre», dice chiamando in causa anche la Regione e l’azienda sanitaria locale. «Chiediamo che venga presa in considerazione l’ipotesi di un raddoppio di guardia dove un secondo medico permetterebbe sia di ridurre il carico lavorativo, sia di poter aumentare la sicurezza nel presidio. Ma anche la necessità immediata di una guardia giurata che metta in sicurezza il presidio che è un posto di frontiera».

Carollo, nel suo comunicato, ha anche messo in evidenza una serie di nefficienze dell’organizzazione dei servizi sul territorio. «I medici finiscono per essere i capri espiatori per l’elevata richiesta di intervento sanitario a fronte di un unico operatore sia durante le ore diurne che le ore notturne, arrivando anche a dover effettuare circa 50 prestazioni (tra visite ambulatoriali e domiciliari) in 12 ore. A questo punto ci domandiamo, se nell’Accordo Collettivo Nazionale è previsto un medico di guardia ogni 30.000 abitanti, perché nella città di Bagheria in cui si registrano circa 60.000 abitanti prende servizio un solo medico?», conclude il sindacalista. 


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