Niente di inusuale per gli studiosi, ma di sicuro impatto per due fortunati cittadini che si sono trovati davanti lo spettacolo (decisamente raro, di solito capita una sola volta nella vita) e l'hanno presto segnalato all'osservatorio di Astrofisica
Avvistata in cielo «una grande e vicina palla luminosa» Tra shock e meraviglia, due etnei incontrano un bolide
I ricchi cenoni lasciano spazio ai buoni propositi gastronomici per il nuovo anno e, nonostante non sia agosto, la volta celeste si illumina. Con grande stupore dei cittadini catanesi, nella sera dell’1 gennaio il cielo notturno è stato solcato da un oggetto luminoso che è rimasto visibile così a lungo da permettere di:
– rendersi conto di averlo visto,
– non credere ai propri occhi,
– apprezzare quanto sembrasse grande e vicino,
– temere il peggio.
«Stavo guidando lungo la strada statale 284, da Bronte in direzione Adrano, quando improvvisamente ho visto in cielo una forte luce. C’era una specie di grande palla luminosa (non una stella, né un pianeta o un satellite, molto più grande) davanti a me. Subito dopo si è spostato, come se fosse una sorta di cometa, lasciandosi dietro una scia luminosa di colore rosso, con il finale bluastro. Un cono apparentemente ben definito, non sottile come quello delle stelle cadenti, per intenderci. Dopo qualche secondo, si è spento». Disorientati e turbati, i testimoni più audaci hanno deciso di affrontare lo shock e contattare direttamente l’Osservatorio Astrofisico di Catania. Grazie alla tempestiva risposta di Isabella Pagano, direttrice dell’osservatorio dell’Istituto nazionale di Astrofisica, il mistero si è presto chiarito: l’oggetto in questione, osservato anche in altre parti di Italia, si rivela essere un bolide, ovvero un frammento di roccia (o in alternativa di un satellite) che, a causa della penetrazione attraverso l’atmosfera, si infiamma fino a sembrare pericolosamente vicino.
I bolidi, come gli asteroidi, le meteore e i meteoriti, sono tutti oggetti che circolano nello spazio interplanetario e differiscono gli uni dagli altri in base a dimensioni, forma, composizione, tipi di orbite e regioni di residenza. Citare lo spazio interplanetario significa riferirsi praticamente all’intero sistema solare, il quale sembra essere poco esteso se lo si considera rispetto alla Galassia (figuriamoci in confronto alle dimensioni extragalattiche). A questo punto si pensi al Sole: la nostra stella è, per la fortuna di tutti, davvero molto lontana dal pianeta terra e siamo in grado di percepirlo nel momento in cui confrontiamo la misura apparente del sole nel cielo diurno con quella delle stelle durante la notte.
Eppure, nello stesso cielo notturno trapuntato di piccole luci, non è possibile per noi distinguere dalla grandezza quali siano i pianeti e quali le stelle (i pianeti sono punti luminosi con luce fissa mentre le stelle sembrano pulsare); nonostante pianeti come Marte e Venere siano incredibilmente vicini alla Terra. Il pianto di stelle che ci inonda instancabilmente in estate altro non è che uno sciame meteoritico che si trova in una parte di orbita su cui transita la Terra in quel determinato periodo. Come è possibile che ad occhio nudo ci sembrino tutte stelle a distanze indefinite?
Prima di rispondere, torniamo ai testimoni che, pur non avendo la minima contezza delle osservazioni appena esposte, hanno avuto la brillante idea di contattare gli organi competenti per fare sostanzialmente due cose: segnalare l’avvistamento e chiedere spiegazioni. Dalla loro parte, l’istituto ha registrato la segnalazione e dato spiegazioni. Il risultato è che tutti hanno fatto esattamente quello che dovevano fare. In ambito astrofisico sarebbe infatti magnifico tenere occhi, strumenti, risorse e chissà che altro sempre puntati verso l’intero cielo, dato che qualunque cosa accada ci dà informazioni molto utili. L’Universo che ci circonda ha dimensioni che non possiamo immaginare, ospita una grande varietà di oggetti ed è sede di fenomeni potentissimi, ma se ci troviamo sulla Terra e a occhio nudo siamo in grado di distinguere ciò che brilla ed è familiare da ciò che brilla ma non è familiare. Per questo è importantissimo condividere ciò che nel cielo ci risulta nuovo: saranno figure specifiche a valutare.
A questo punto si torna alla domanda di prima: com’è possibile che dalla Terra, ad occhio nudo, tutto (bolidi esclusi, per i più fortunati) ci sembri una stella? La spiegazione fisica esula dal contesto e in realtà non ha tanta importanza per chi non è del mestiere. L’importante è non temere di condividere le proprie perplessità e curiosità, che troveranno una fortunata accoglienza nel contesto astrofisico: una realtà territoriale ben radicata e attiva all’interno dell’ambiente scientifico.