Sotto la lente della Procura il servizio sul cancello abusivo del condominio in cui abita l'assessore, «una rappresentazione della vicenda in chiave preconcetta, colpevolista e allusiva a supposti trattamenti di favore»
Avrebbe diffamato Giusto Catania, a processo inviato Iene «C’era la volontà precisa di offendere la mia reputazione»
Antonino Monteleone, inviato della trasmissione televisiva Le Iene, è stato rinviato a giudizio per diffamazione a mezzo stampa per il servizio sulla tanto discussa vicenda del cancello abusivo del condominio in cui vive l’assessore alla Mobilità del Comune di Palermo, Giusto Catania. Ad annunciarlo è lo stesso Catania, al fianco del suo legale, Marco Andrea Manno. Il cancello abusivo era stato segnalato dalla polizia municipale alla Procura, che aveva aperto un’indagine a carico di tutti i condomini. Inchiesta finita poi con l’archiviazione per l’impossibilità di trovare un responsabile dell’abuso. Catania da par suo aveva più volte spiegato e documentato che il cancello in questione era già presente al momento del suo trasferimento e il manufatto è stato demolito poco tempo dopo.
Il rinvio a giudizio per Monteleone sarebbe arrivato perché «l’autore del servizio televisivo mandato in onda su Italia Uno, nel corso del programma televisivo Le Iene, offendeva la reputazione di quest’ultimo mediante una rappresentazione della vicenda in chiave preconcetta, colpevolista e allusiva a supposti trattamenti di favore», secondo il dispositivo della Procura letto da Catania. «C’era una volontà precisa di diffamarmi, una scelta da parte dell’inviato di costruire un servizio che avesse assolutamente la volontà di offendere la mia reputazione. Eravamo coscienti della nostra onestà, adesso questo è acclarato anche da un pubblico ministero che ha proceduto in questo senso».
La prima udienza sarà a giugno 2022 e la procura ha chiesto di visionare tutto il materiale girato per realizzare il servizio. «Non sono contento, sono dispiaciuto, perché quello che ha fatto l’inviato delle Iene è un oltraggio alla libertà d’informazione – prosegue Catania – E quando viene costruito un servizio del genere non viene diffamato soltanto chi è stato oggetto della diffamazione, ma tutto il sistema democratico dell’informazione». Nessuna indagine invece riguardo la presunta fuga di notizie in seno alla polizia municipale, che avrebbe avvisato la stampa ancora prima di segnalare l’abuso agli uffici competenti.
«Nel corso di una delle numerose interviste dell’inviato delle Iene ho avuto l’opportunità di costatare che questo signore aveva in mano una comunicazione di notizia di reato, che è un documento segreto – conclude l’assessore – Tra le cartelle informatiche di un ispettore della polizia municipale è stata reperita una copia identica a quella che è stata inviata alla stampa prima che venisse inviata formalmente alla procura e addirittura prima che la stessa polizia municipale comunicasse all’Edilizia privata che c’era un cancello abusivo.