L'impresa ha investito oltre un milione per adeguare la pista agli standard delle Federazioni sportive e in cambio potrà usare l'impianto per i test fino al 2030. Un'occasione per lo sviluppo dell'area, su cui però Consorzio gestore e ambientalisti si scontrano
Autodromo Pergusa, tornano le gare dopo i lavori di Pirelli Legambiente: «È area protetta, fatti senza autorizzazione»
«Pirelli per Pergusa è la vita, può avere l’effetto che ha avuto Montalbano per il Ragusano». Mario Sgrò è entusiasta: l’autodromo di Pergusa che lui amministra ha ottenuto nei giorni scorsi il via libera alle omologazioni della Federazione internazionale automobili. Potrà quindi tornare a ospitare gare nazionali e internazionali di auto e moto, a eccezione di Formula 1 e Formula 2. Con buona pace di Legambiente che vorrebbe trasferire altrove la pista di cinque chilometri e le strutture annesse: tribune, box e bar.
La striscia di asfalto, inaugurata a fine anni ’50, circonda infatti il lago di Pergusa, dichiarato Riserva Naturale nel 1995, «l’unico lago della Sicilia interna», precisa Gianfranco Zanna, presidente dell’associazione ambientalista. Lo scontro negli ultimi mesi si è riacceso attorno ai lavori di adeguamento della pista, permettendo di ottenere i pareri necessari a riaprire l’impianto alle competizioni. Secondo Legambiente, però, senza le autorizzazioni necessarie.
A realizzarli è stata la Pirelli: «Sistemazione del fondo stradale, dismissione degli attuali cordoli, sostituiti da altri idonei al passaggio delle moto e non solo delle auto, la sistemazione e l’ammodernamento del paddock e di altre infrastrutture dell’impianto», descrive sul suo sito la multinazionale che già dal 2010 usa l’autodromo per i suoi test. I nuovi lavori, stando ai dati del consorzio gestore dell’autodromo, sono costati a Pirelli 960mila euro senza oneri. In totale l’investimento si aggirerebbe su 1 milione e 200mila euro. In cambio l’azienda leader del settore ha ottenuto l’uso dell’impianto per i suoi test (gomme per moto e biciclette) fino al 2030, per un massimo di 150 giorni all’anno e un minimo garantito di 75. «Ma non gratis, come qualcuno pensa – precisa Sgrò, presidente del Consorzio Ente Autodromo di Pergusa, l’ente a partecipazione pubblica (soci sono il Comune di Enna, il libero consorzio e l’Automobile club ennese) che gestisce l’impianto – Pirelli pagherà normalmente il noleggio giornaliero: 225mila euro all’anno nel caso peggiore, cioè se utilizzasse la pista per il periodo minimo stabilito dall’accordo. E poi Pirelli ha annunciato di voler fare di Pergusa il loro centro mondiale di sperimentazione delle moto».
I cinque chilometri dell’autodromo – che negli anni ’60 ha ospitato le auto della Formula 1 e nei decenni successivi gare di Formula 2 e Formula 3000 – cingono il lago di Pergusa, da oltre un ventennio zona protetta, area dove sostano molti uccelli migratori, e sottoposta a vincolo paesaggistico. Una riserva che però non è mai stata valorizzata. E non solo per colpa dell’autodromo. «Ancora più grave – spiega il presidente di Legambiente Sicilia – è il fatto che gli scarichi fognari di molti villini che sorgono sul perimetro del lago finiscono in acqua, e la Regione non è mai intervenuta». Zanna lamenta anche che il consorzio non garantisce il passaggio a chi vuole arrivare vicino allo specchio d’acqua. «Bisogna comunque bussare all’ente gestore dell’autodromo». «Falso – replica Sgrò – c’è un sovrappasso pedonale utilizzabile quasi sempre, la limitazione riguarda solo i rari casi in cui, oltre alla pista, viene usato anche il paddock».
Una convivenza complicata quella tra riserva e autodromo, che rischia di peggiorare ulteriormente. Legambiente denuncia il fatto che i recenti lavori necessitassero della Valutazione di incidenza ambientale (Vinca) da parte dell’assessorato regionale all’Ambiente e al Territorio, «che invece non c’è – attacca Zanna – e senza quella tutte le altre autorizzazioni (si sono espressi il Libero Consorzio di Enna, il Corpo Forestale e la Sovrintendenza Beni Culturali) decadono». «Non serva la Vinca – replica Sgrò – perché i lavori non hanno cambiato lo stato dei luoghi, ma solo risposto alle richieste che ci sono arrivate dalle Federazioni sportive, come previsto dalla legge europea e dal regolamento della riserva. Se qualcuno la pensa diversamente, può andare in Procura».
Sullo sfondo c’è anche la gestione della Riserva. Il libero consorzio, attuale titolare, vorrebbe privarsene. E proprio Legambiente si è fatta avanti recentemente per succedergli alla guida. In prima fila Giuseppe Amato, riferimento a Enna dell’associazione ambientalista, nonché ex assessore provinciale tra il 2010 e il 2013, periodo durante il quale già Pirelli usava la pista per i suoi test. «È per questo che sollevano strumentalmente il problema dei lavori», è convinto Sgrò.
Resta il tema dello sviluppo di un’area che ha bisogno come l’ossigeno di crescere. Per gli ambientalisti la soluzione è spostare l’autodromo in un’altra area, «ad esempio nella zona industriale del Dittaino dove ci sono locali rimasti inutilizzati», e valorizzare esclusivamente il lago. Il presidente del consorzio, invece, propone di lavorare insieme, «come succede in tanti altri luoghi del mondo, pensiamo alla pista tedesca del Nürburgring, o a quella di Montreal, inserite all’interno di bellissimi parchi. Ma servirebbe trasformare la riserva, dove non si può tagliare nemmeno un canneto, in parco. È un problema di mentalità».