Augusta, multa da 400mila euro per rada inquinata Comune: «Sanzione nasce da svista della Regione»

Quella rada non può essere una discarica abusiva. Siamo ad Augusta, dove sul bilancio del Comune pesa una sanzione di 400mila euro, legata alle condizioni ambientali in cui versa l’area antistante la costa. Zona fortemente inquinata a causa degli sversamenti degli stabilimenti industriali che nel corso degli anni hanno fatto arrivare in mare sostanze pericolose. A multare pesantemente l’incuria del sito è la Commissione europea, infliggendo la pena al governo italiano, che a sua volta ha rigirato all‘amministrazione comunale.

E se già negli scorsi mesi, la polemica era divampata in merito alle reali responsabilità da parte delle istituzioni – a occuparsi di questo genere di bonifica non sarebbe potuto essere di certo il Comune – oggi si scopre che la stessa multa si sarebbe potuta evitare. Come? Semplicemente affermando la verità dei fatti: la rada di Augusta non può essere intesa come una comune discarica abusiva, ma come un sito che necessita di interventi straordinari, in quanto parte del Sin di Priolo, il sito di interesse nazionale a livello di emergenze ambientali.

Il problema, però, si è posto nel momento in cui né la Regione, che precedentemente per errore aveva inserito la rada tra le discariche abusive, né il governo centrale hanno fatto qualcosa per chiarire l’equivoco con Bruxelles. Che oggi non accetta di stornare la multa. «Nessuno degli uffici in 12 anni, dal momento cioè della prima condanna della Corte di Giustizia Ue, ha mai inviato una autocertificazione in cui si affermava che la rada di Augusta non è una discarica abusiva», denunciano i parlamentari del Movimento 5 stelle Ignazio Corrao, Claudia Mannino e Giampiero Trizzino

A far sapere ai pentastellati dell’impossibilità di annullare la sanzione è stato il commissario europeo Karmenu Vella. La vicenda di Augusta era già stata portata in Europa ad aprile. Quando era stato fatto notare come la rada fosse stata esclusa dall’elenco delle discariche nel dicembre 2015, dopo la prova dell’errore commesso dalla Regione. Lo stralcio, tuttavia, non cambia la questione: la multa ormai va pagata. «La Commissione europea ha chiarito che la sanzione riferita alla rada di Augusta non verrà stornata perché l’errore non è stato dell’Europa, ma dell’Italia e della Regione Sicilia in particolar modo. Si tratta di 400mila euro tra sanzione iniziale e multa semestrale che abbiamo dovuto pagare solo perché nessuno tra Regione e Ministero in 12 anni si è mai preso la briga di mandare una certificazione».

E mentre si pensa già a un intervento della Corte dei Conti, il pensiero va all’amministrazione comunale di Augusta, che si ritrova dentro a una situazione in cui non ha avuto alcun ruolo. «Una storia che ha del paradossale – commenta a MeridioNews la sindaca Cettina Di Pietro -. La Regione non si è mai occupata delle bonifiche e adesso ci dice pure che dobbiamo essere noi a pagare. Come prima cittadina ho già raccolto materiale per chiedere al ministero di sospendere la pratica nei nostri confronti. Se così non fosse, adiremo le vie legali, anche perché la rada non fa parte soltanto del nostro Comune». 


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