Augusta, la battaglia contro il poligono di tiro a Punta Izzo Gli attivisti chiedono coerenza al M5s: «Blocchino l’opera»

C’è uno splendido angolo di costa siracusana in mano alla Marina militare che vuole realizzare un nuovo poligono di tiro, con anesso parcheggio di 2.600 metri quadri e allargamento della strada di accesso. A Punta Izzo, lembo di litorale in territorio di Augusta, da un paio di anni un drappello di attivisti che è riuscito a coinvolgere pezzi di cittadinanza, si oppone a quella che definisce «un’opera pubblica, miope e insostenibile sotto il profilo ambientale, da oltre sei anni taciuta alla città». E adesso che, dopo molte resistenze, sono riusciti ad avere accesso agli atti e hanno letto il progetto preliminare e studiato i grafici, rilanciano la loro battaglia e chiamano in causa chi, nei mesi scorsi, l’ha sostenuta politicamente: il Movimento 5 stelle. 

E in particolare alcune figure che, col governo gialloverde, occupano adesso posizioni strategiche per mettere in discussione l’opera: il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo (in un ministero sempre in quota 5 stelle retto da Elisabetta Trenta) e il presidente della commissione Difesa alla Camera, il siciliano Gianluca Rizzo. I due – insieme ai deputati Maria Marzana, Luca Frusone, Tatiana Basilio ed Emanuela Corda – hanno presentato nel 2016 un’interrogazione parlamentare con la quale veniva richiesto al governo Pd in carica di «valorizzare dal punto di vista naturalistico e turistico tale istmo attraverso l’avvio di un tavolo di confronto con le associazioni ambientalistiche e il comune di Augusta competente per territorio» e insieme di «valutare se sussistano i presupposti per non utilizzare tale area come zona militare».

«Eppure – denuncia il coordinamento Punta Izzo Possibile – a distanza di sette mesi dall’insediamento del nuovo esecutivo, dal fronte istituzionale non si è ancora registrato alcun segnale di discontinuità rispetto al passato». E da qui la richiesta di sapere «quali siano le reali intenzioni del nuovo governo sulla destinazione di Punta Izzo, in riscontro all’istanza di riconversione civile avanzata dai cittadini attraverso una petizione popolare consegnata al Ministero della Difesa e alle istituzioni regionali e locali competenti».

Un altro fronte ambientalista si presenta dunque come spina nel fianco dei pentastellati di governo. Dopo la marcia indietro sul Tap pugliese, i tentativi vani di cambiare l’indirizzo sul Muos di Niscemi, e la spaccatura sulla Tav in Piemonte, anche da Augusta gli attivisti lanciano ai Cinque stelle un richiamo alla coerenza

A maggior ragione dopo aver letto il progetto preliminare redatto dalla Marina militare. A Punta Izzo un vecchio poligono esiste già, ma non viene usato da molti anni, versa in stato di abbandono e la scogliera tutta intorno rimane non bonificata e custodisce i bossoli, ricordi dell’attività militare. Qui gli attivisti vorrebbero vedere nascere un parco naturalistico, archeologico e letterario. Di tutt’altro avviso la Marina militare: «L’esigenza è quella di un poligono di tiro – si legge nelle premesse del progetto preliminare – utilizzabile sia dalla Marina militare (che in Sicilia non dispone di tale infrastruttura) che dalle altre forze armate». Senza escludere un uso anche per «forze di polizia e della comunità civile». Un progetto da quattro milioni di euro.

Secondo la Marina, l’area oggetto di intervento non è sottoposta ad alcun «vincolo di natura ambientale e paesaggistica». E il progetto ha ottenuto il via libera della Soprintendenza ai Beni culturali (decisione su cui pende un ricorso al Tar). All’opposto gli attivisti che elencano i motivi per cui l’area del poligono, trovandosi entro i 300 metri dalla costa, rientra tra i beni paesaggistici tutelati dal Codice del paesaggio e soggetti a vincolo di inedificabilità assoluta

Ma c’è di più. A differenza di quanto sostenuto dalla Marina militare, che descrive il progetto come «opera di demolizione e ricostruzione», in realtà il nuovo poligono è diverso per estensione e volume rispetto a quello attuale. A dirlo non sono solo gli attivisti, ma pure una perizia della polizia municipale, incaricata dalla Procura di Siracusa che, dopo i primi interventi di messa in sicurezza dell’area, ha aperto un’indagine di cui ha poi chiesto l’archiviazione (tuttora pende la richiesta di opposizione da parte del coordinamento). Ebbene nella perizia, i vigili scrivono che «sono state acquisite le tavole di progetto approvate dalla Soprintendenza, le quali evidenziano e confermano che le opere in progetto differiscono da quelle esistenti».

Una battaglia amministrativa complessa che si incrocia con le attività di sensibilizzazione portate avanti sul territorio. Altro fronte aperto è quello del Piano paesaggistico della provincia di Siracusa. Se in una prima versione, quella in vigore al momento della messa in sicurezza iniziale, la zona di Punta Izzo era soggetta al massimo livello di tutela, nella seconda versione, approvata nel 2017, questo vincolo viene derogato perché opera di carattere militare. Insomma, la zona rientrerebbe tra quelle che meritano di essere protette, ma visto l’interesse militare si fa un’eccezione. Contro quest’ultima versione del piano – di responsabilità dell’assessorato regionale ai Beni culturali – il coordinamento di associazioni ha presentato un ulteriore ricorso al Tar. La sentenza si aspetta per il prossimo aprile. Ma prima che i giudici si esprimano, per far tornare Punta Izzo nella disponibilità di tutti i cittadini di Augusta, resta la via più semplice, quella politica. Che è in mano al Movimento 5 stelle.


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