La gip di Catania, dopo gli interrogatori di garanzia, ha tolto i sigilli all'impianto di proprietà della Gespi. Secondo l'accusa dall'impianto sarebbero uscite ceneri cancerogeni, contenenti metalli pesanti, da stoccare nella vicina discarica Cisma di Melilli
Augusta, dissequestrata società dell’inceneritore Revocate pure misure cautelari ai fratelli Amara
Dissequestrato l’inceneritore di Augusta di proprietà della Gespi e revocate le misure cautelari a carico dei proprietari, i fratelli Giuseppe e Giovanni Amara. È quanto ha deciso la gip di Catania Giuliana Sammartino, dopo l’interrogatorio di garanzia degli imprenditori e «dopo aver avviato una serie di ulteriori controlli nell’impianto di termovalorizzazione di Punta Cugno», fa sapere la stessa società.
La Gespi era stata sequestrata lo scorso 16 marzo, perché coinvolta nell’inchiesta Piramidi che ha fatto luce su un presunto traffico illecito di rifiuti con destinazione la discarica Cisma di Melilli, di proprietà di Antonino e Carmelo Paratore, arrestati anche perché ritenuti affiliati al clan Santapaola di Catania e prestanome del boss Maurizio Zuccaro. A pochi chilometri dalla Cisma sorge proprio l’impianto della Gespi. Secondo la Procura, tra le due società si era creato uno stretto rapporto che avrebbe portato a smaltire in modo illecito rifiuti pericolosi e cancerogeni.
In particolare dalla discarica dei Paratore sarebbero dovuti essere inviati rifiuti trattati, derivanti dalle proprie attività. La Gespi avrebbe dovuto ridurli in ceneri e rispedirli indietro. Un’operazione che, stando alle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, sarebbe stata effettuata con gravi carenze. Le ceneri che uscivano dall’impianto Gespi, infatti, avrebbero contenuto «metalli, in particolar modo di nichel e piombo». Cioè rifiuto considerato cancerogeno. È quanto emerso dalle analisi dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.
Nel provvedimento di dissequestro, la Gip smonta queste accuse. «Con riferimento ai rifiuti in uscita da Gespi – scrive – il codice Cer (quello che viene attribuito ai rifiuti da smaltire ndr) risultava correttamente quello di ceneri contenenti anche sostanze pericolose e destinate al trattamento. Ciò che faceva la Cisma di tali ceneri non ricadeva effettivamente nel controllo degli Amara».
Rispetto invece alle «polveri sottili che si sprigionavano dalla triturazione, benché si trattasse di rifiuti altamente nocivi provenienti dai poli petrolchimici di raffinazione del greggio», la Gip spiega: «Eventuali irregolarità sulle emissioni dell’impianto della Gespi, lungi dal poter supportare di per sé soli il concorso con la Cisma Ambiente nel traffico illecito di rifiuti, sarebbero in ogni caso di competenza dell’autorità giudiziaria di Siracusa, dove è ancora pendente un procedimento penale».
Le Gespi, dopo la notizia del dissequestro, fa sapere di aver «sempre confidato nell’operato della magistratura, essendo serena di svolgere il proprio operato nella massima trasparenza, legalità e nel rispetto della normativa vigente. Forte di questo provvedimento la società avrà ulteriore motivazione nella ricerca, sviluppo e adozione di tecnologie sempre più performanti per la protezione dell’ambiente».