Prima le dimissioni dell'assessore Miccichè, poi l'occupazione del palazzo. Se la politica non riesce a dare risposte è perché brancola nel buio. A dimostrarlo è l'impietosa fotografia che gli uffici hanno presentato a Crocetta. I soldi non ci sono, ma neanche le unità che dovrebbero valutare chi merita davvero assistenza
Assistenza disabili, in Sicilia il sistema è nel caos Non si sa quanti sono e non esiste fondo regionale
Fondi che arrivano quasi esclusivamente da riparti nazionali, numeri che non coincidono e una serie di scelte politiche infelici, inanellate una dietro l’altra. Il sistema dell’assistenza regionale ai disabili gravi e gravissimi fa acqua da tutte le parti e proprio nel giorno del primo servizio della trasmissione tv Le Iene sui due fratelli paraplegici, Rosario Crocetta – forse prevedendo che di lì a breve avrebbe dovuto assumere l’interim dell’intero ramo amministrativo – ha chiesto agli uffici dell’assessorato alle Politiche sociali di fare un quadro della situazione.
Nell’arco di qualche giorno sarebbero giunte sul tavolo del primo inquilino di Palazzo d’Orleans le dimissioni dell’assessore Gianluca Micciché. Ma mentre la politica fa ancora i conti col puzzle di una nuova poltrona da occupare, in cui nessuno sembra avere voglia di sedersi, ecco giungere dagli uffici una fotografia impietosa, messa nero su bianco, sullo stato dell’arte dei servizi rivolti ai cittadini con gravi e gravissime disabilità nell’Isola.
Intanto i fondi, evidentemente insufficienti e quasi interamente versati dallo Stato. E poi i numeri, tutt’altro che certi e incontrovertibili, sugli aventi diritto all’assistenza. Insomma, chi sono e quanti sono i cittadini che avrebbero bisogno di assistenza h24 in Sicilia? Il paradosso è che sembra non averne idea nemmeno la Regione. C’è di più: le incongruenze sull’intero sistema sembrerebbero non essere poche. A cominciare dalle Unità di Valutazione Multidimensionale (U.V.M.), cioè quelle equipe che dovrebbero insistere nel territorio regionale, composte da specialisti dell’area medica, sanitaria e sociale, la cui funzione è quella di valutare e determinare il fabbisogno di assistenza del disabile con riguardo agli aspetti sanitari, assistenziali e psicologici. In Sicilia, su 55 distretti sociosanitari, sono funzionanti soltanto tre U.V.M.
Come viene valutato allora il livello di disabilità, in assenza di unità di valutazione multidimesionale? L’attestazione del fabbisogno di assistenza sembrerebbe essere certificato sul territorio in maniera difforme e con livelli di attendibilità discutibili. Un gap che, inevitabilmente, inficia la corretta redazione dei piani individualizzati di assistenza. Insomma, il sistema fa acqua da tutte le parti. E, come se non bastasse, i conti non tornano. Quanti sono i disabili che hanno diritto all’assistenza? Intanto, dopo il pasticcio delle Province e il trasferimento dei servizi di assistenza scolastica agli studenti disabili all’assessorato regionale, il dipartimento sta lavorando alla ricognizione delle richieste di servizi, che provengono proprio dai distretti sociosanitari. Anche in questo caso, viene evidenziata una sproporzione di richieste rispetto alla media nazionale, con picchi specifici in alcuni territori.
Gli uffici dell’assessorato segnalano dunque a Crocetta che anche in altri ambiti della disabilità è ipotizzabile che esistano analoghe incongruità. Ecco perché, alla luce della programmazione che andava comunque fatta per la legge sul cosiddetto Dopo di Noi, l’assessorato ha deciso di estendere la ricognizione a tutta la popolazione disabile in Sicilia.
In questo quadro, le risorse a disposizione sono quasi esclusivamente di provenienza statale. La Sicilia, infatti, a differenza di altre regioni, non ha attivato ad oggi un fondo regionale per la disabilità. Così i livelli di assistenza sono garantiti dai fondi messi a disposizione da Roma, che invece dovrebbero servire soltanto da supporto rispetto a quanto già predisposto dall’amministrazione regionale. Ma anche i fondi nazionali per la non autosufficienza sono stati ipotecati nel tempo da una serie di norme regionali che li hanno parzialmente destinati ad altro, dal buono sociosanitario all’Oasi di Troina. I disabili, nel frattempo, sono rimasti ad attendere dietro una porta impietosamente chiusa.