Lo abbiamo sempre pensato e scritto. I siciliani che si battono per l'autonomia vera dell'isola, hanno molto in comune con la lega nord. Non consideriamo neanche le esternazioni folkloristiche di qualche esagitato. La verità è che entrambi hanno sempre voluto allentare il cappio del centralismo romano, che a conti fatti, non ha fatto bene né al nord, né al sud.
Assalto alle regioni, la Lega Nord minaccia la marcia su Roma. E la Sicilia?
Lo abbiamo sempre pensato e scritto. I siciliani che si battono per l’Autonomia vera dell’Isola, hanno molto in comune con la Lega Nord. Non consideriamo neanche le esternazioni folkloristiche di qualche esagitato. La verità è che entrambi hanno sempre voluto allentare il cappio del centralismo romano, che a conti fatti, non ha fatto bene né al Nord, né al Sud.
Ma c’è forse una cosa che manca in Sicilia: il coraggio dei politici leghisti. Che dinnanzi all’attacco spudorato del governo Monti, al federalismo (ricordiamo che lo Statuto siciliano è l’archetipo del federalismo, ma non è mai stato applicato per intero) hanno minacciato la marcia su Roma. Lo giudicano per quello che è “un atto di guerra alle regioni”. E non a torto.
Con la scusa degli ultimi scandali che hanno interessato consiglieri regionali (come se i nazionali fossero esenti dalle ruberie), il governo Monti, sta preparando la trappola: allo Stato dovrebbero tornare competenze strategiche. Questo varrebbe anche per quelle a Statuto speciale.
A cominciare dall’Energia, magari per potere liberamente trivellare il territorio e il mare del Sud Italia. E, magari, per piazzare rigassificatori, ovunque, anche contro la volontà democratica. E ancora: le infrastruttue, il turismo e così via.
A giudicare dalla qualità dei governi nazionali che si sono succeduti, compreso quello dei banchieri del Prof Monti, affidare a Roma le regioni al 100% equivarrebbe ad affidare la pecora al lupo.
La cosa grave è che il disegno di legge costituzionale che prevede il passaggio di alcune competenze su materie «sensibili» allo Stato, è stato partorito con la complicità dei partito che appoggiano l’esecutivo nazionale: i soliti Pdl, Pd e Udc.
La cosa più grave è che sono tanti i siciliani in questi partiti. Tutti pronti a vendere lo Statuto siciliano, in nome delle solite prebende? Speriamo che dall’aldilà, i Padri Nobili dell’Autonomia, non vedano quanto in basso sono caduti i siciliani.
Un appello agli amici padani: non confondete gli autonomisti siciliani con i vari Lombardo e Cuffaro, né con i mafiosi, né con i ladri. Stiamo lottando per liberarci di politicanti ascari che hanno rovinato la nostra terra e la nostra gente. Non è facile. Troppi interessi grossi, nazionali soprattutto, gravano sulla nostra regione. Ma non ci arrendiamo. E magari potremmo unirci nella lotta.
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